Musica

MIELEMEDICINA: analisi del nuovo album di Anastasio (Parte 1/3)

Il 25/2/22 Anastasio ha pubblicato il suo nuovo album. Ecco l'analisi dei primi tre pezzi.

Anastasio è un artista particolare, l’ho capito subito, sin dalla prima volta che l’ho visto salire sul palco di X Factor e iniziare a cantare.
Il suo primo pezzo, La fine del mondo,  era qualcosa di mai sentito prima all’interno del talent di Sky. Era un pezzo, potente, emozionante e visionario, nato dal disperato tentativo di esprimere il proprio disagio interiore attraverso immagini in grado di colpire lo spettatore per la loro vividezza e solennità. Quello che Anastasio faceva, e fa ancora oggi, non è rap, né pop, né rock. È semplicemente qualcosa di suo, un nuovo tipo di musica difficile da ingabbiare in uno dei generi tradizionali, nonostante i numerosi tentativi della stampa di settore di inserirlo una categoria. Ciò non è possibile: Anastasio è Anastasio, fine della discussione.

Questo nuovo album, intitolato MIELEMEDICINA e uscito il 25/2/2022, è la rappresentazione più esplicita di questa sua originalità. I brani contenuti attraversano qualsiasi tipo di sonorità, passando continuamente dal rap all’indie, al jazz, senza però mai fermarsi in un’unica forma a cui poterli ridurre.
Ripercorriamo insieme questo album traccia per traccia e cerchiamo di comprenderne i significati nascosti, attraverso l’interpretazione dei testi e le parole di Anastasio stesso.

Il titolo dell’album

Il titolo non corrisponde a nessuna canzone dell’album, ma esprime in breve qual è l’idea di fondo alla base dell’album, facendo riferimento a una metafora molto utilizzata nella tradizione letteraria. Il poeta latino Lucrezio, infatti, spiegava in questo modo il motivo per cui aveva scelto di spiegare l’epicureismo attraverso dei testi poetici:

come i medici, quando cercano di somministrare ai fanciulli
l’amaro assenzio, prima cospargono l’orlo
della tazza di biondo e dolce miele,
affinché l’inconsapevole età dei fanciulli ne sia illusa
fino alle labbra, e frattanto beva l’amaro
succo dell’assenzio, senza che l’inganno le nuoccia,
e anzi al contrario in tal modo rifiorisca e torni in salute

(De rerum natura I, vv. 936-942

Anastasio si propone di fare qualcosa di simile. Attraverso il miele e la dolcezza della musica vuole trasmettere messaggi importanti e dal retrogusto amaro, che magari difficilmente sarebbero giunti ad un ampio pubblico se posti all’interno di un saggio o di un trattato filosofico.

E invece

In questa canzone Anastasio riprende in mano il discorso lasciato in sospeso con il pezzo Rossodirabbia, portato a Sanremo nel febbraio del 2020, nel quale raccontava di un uomo pieno di rabbia che si improvvisa terrorista, ma fallisce miseramente ed esce di scena umiliato di fronte alle risate generali dopo la mancata esplosione della sua bomba.

Il testo

E invece
eccomi qui
la folla applaude una bomba inesplosa
i fili tagliati quell’attimo prima,
ma se davvero davvero davvero
finisse così

Un conto in sospeso
una fredda mattina
una noia impazzita di noia

il timer di bomba arrivato allo zero
segnò il meno uno, poi via così
le vittime subito divennero pubblico
uno schifo di applauso poi tutto finì
Ma mi chiedo se invece
di andare così

Ci fosse stato un uomo impazzito abbastanza da tornare sano,
sabotare il destino e vendicarsi del tempo
Da capire che alle volte morire davvero è solo
l’ultimo modo che ha un uomo per salvarsi la vita

E invece
eccomi qui
ad inventarmi questa faccia da guerriero
per dei nemici che non guardano nemmeno
Ma se davvero davvero davvero
non fanno sul serio
anche una spada di plastica
potrà inceppare la macchina

ma solo
se riusciremo ancora a impazzire abbastanza
da tornare sani
e sabotare il destino
e vendicarci del tempo

La mia analisi

Il protagonista di “Rossodirabbia” è un soggetto emarginato, pieno di rabbia e frustrazione, ma incapace di comprendere quale sia il modo giusto per utilizzare questi sentimenti negativi al fine di cambiare lo stato delle cose. Per questo motivo sceglie di utilizzare la violenza, ma finisce solamente per autodistruggersi. La bomba, infatti, non esplode e il suo “attentato” diviene solamente un momento di intrattenimento. “E invece” riprende quest’ultimo momento di umiliazione del Sabotatore e propone un diverso punto di vista sugli eventi, indicando cosa avrebbe potuto fare per provare a cambiare la propria vita e la società, senza trasformare la propria rabbia in un’arma dannosa per gli altri e per se stesso. Il pezzo rappresenta, a livello artistico, la conclusione di un ciclo, quello del Sabotatore, iniziato con il precedente album (“Atto Zero”) e caratterizzato da rabbia, frustrazione e sensazione di impotenza, e apre una nuova fase, quella di MIELEMEDICINA, in cui dolcezza e senso di meraviglia si mescolano con amarezza e un pizzico di cinismo.

I versi chiave

Ma mi chiedo se invece
di andare così
Ci fosse stato un uomo impazzito abbastanza da tornare sano,
sabotare il destino e vendicarsi del tempo
Da capire che alle volte morire davvero è solo
l’ultimo modo che ha un uomo per salvarsi la vita

[…]

Ma se davvero davvero davvero
non fanno sul serio
anche una spada di plastica
potrà inceppare la macchina

Dopo il fallimento, il Sabotatore comprende di aver sbagliato metodo d’azione e bersaglio: non serve a nulla colpire persone innocenti o attaccare fisicamente un bersaglio concreto. La società contemporanea è fluida e multiforme, difficile da scalfire con azioni concrete e violente. La rabbia del singolo non dovrebbe dunque avere uno sfogo di carattere distruttivo, ma dovrebbe essere reindirizzata e trasformata in energia propositiva. Ciò avviene in due momenti: innanzitutto la presa di coscienza di se stessi in quanto soggetti attivi e unici nel nostro genere, in maniera tale da poter “sabotare il destino”, ovvero mettere in discussione e modificare ciò che qualcun altro ha deciso per noi, prendendo così in mano la propria esistenza; in secondo luogo la comprensione del fatto che la società e il mondo intero “non fanno sul serio”, poiché nella contemporaneità nulla viene preso realmente sul serio, in quanto ogni cosa viene trasformata in intrattenimento e viene venduta in quanto tale. Di conseguenza, il Sabotatore, come dirà lo stesso Anastasio, non può far altro che provare a modificare la realtà intrattenendo a sua volta. In questo modo, infatti, usando gli stessi strumenti della società che combatte può arrivare alle menti dei singoli e provare a risvegliare il soggetto attivo che si nasconde in ciascuno di noi (come in fondo cerca di fare lo stesso Anastasio con questo album).

Cosa dice Anastasio

Nel testo dico: “Ma se davvero qui nessuno fa sul serio anche una spada di plastica potrà inceppare la macchina”, nel senso che per fare il rivoluzionario nella società d’intrattenimento alla fine devi intrattenere. Se nessuno fa davvero sul serio allora facendo sul serio tu non arriverai da nessuna parte.

Assurdo

Primo singolo estratto dall’album, Assurdo rappresenta perfettamente quanto annunciato nel titolo: una melodia e un cantato dolci e piacevoli accompagnano un testo pieno di amarezza e dolore.

Il testo

Io che di colpe ne ho
ho dato per scontato il mare
ho torturato i grilli
e per dimenticare
ho messo ad essiccare qualche sentimento, ma
ma che colpa ne ho?
se mi hanno messo il pane in bocca,
mi hanno detto “cresci”
poi mi hanno insegnato qualche filastrocca
che non basta mai per capire il mondo

ed io mi presentai che avevo scritto un pezzo
il primo verso era “Non sono pronto”
e dal secondo in poi potevo stare zitto
non capivo niente, però quello sempre,
non capivo niente, però questo sì
che non sono pronto ancora a questo mondo
che va ad un ritmo folle come i colibrì e
dentro questo schermo ammazza-tempo
mi annego
mi chiudo
e fuggo

Fuggo da un dolore assurdo
è un dolore assurdo
il dolore assurdo perché esiste

solo per questo il dolore è assurdo
il dolore assurdo
il dolore è assurdo perché esiste

solo per questo

Io, ma che colpa ne ho?
se c’ho la sabbia dentro il cuore
e sono più veloce di quel tuo rancore che ti tiene al mondo
ma che c’entro io?
Io sono un altro da me
e corro sotto l’acquazzone
sempre più veloce
finché non ricordo la destinazione
non capisco niente, però quello sempre
non capisco niente, però questo sì
mi fa schifo tutto,
ma se viene il sole poi per un secondo non sarà così non mi serve altro
che un secondo di sole
per pentirmi di tutto
per dire al chirurgo: “si fermi subito, io
lo voglio ancora il cuore”
non mi serve altro
che un secondo di sole
per rendermi conto che non sono morto e al di là di tutto

Inseguo questo amore assurdo
è un amore assurdo
è un amore assurdo perché esiste

solo per questo è l’amore assurdo
l’amore assurdo
un amore assurdo perché esiste

Inseguo questo amore assurdo
Inseguo questo amore assurdo
Inseguo questo amore assurdo
è assurdo

La mia analisi

Il pezzo è evidentemente diviso in due parti. Nella prima prevale la presa di coscienza del dolore che caratterizza la realtà e della sua assurdità, che si realizza nel ritornello del testo contenente il verso di Bukowski “Il dolore è assurdo perché esiste”. Nella seconda invece la semplice visione di un raggio di sole ricorda ad Anastasio la bellezza della natura e della vita. Ciò lo spinge a scegliere la vita, nonostante la presenza del dolore e della sofferenza. Nell’analisi dei versi chiave vedremo più nel dettaglio questo cambiamento e .

I versi chiave

mi fa schifo tutto,
ma se viene il sole poi per un secondo non sarà così non mi serve altro
che un secondo di sole
per pentirmi di tutto
per dire al chirurgo: “si fermi subito, io
lo voglio ancora il cuore”

Dopo una lunga introduzione (composta da una strofa e mezza più il ritornello), nella quale ritornano molte tematiche del vecchio Anastasio, come il “non essere pronti per affrontare la vita” o “l’incapacità di seguire il ritmo della contemporaneità”, arriva il turning point, il punto di svolta. L’intera canzone potrebbe infatti essere riassunta nei due versi che ho evidenziato: nelle parole “Mi fa schifo tutto” vengono riassunti il dolore, le sofferenze, il senso di inadeguatezza di cui racconta la prima parte del testo; “ma se viene il sole poi per un secondo non sarà così” rappresenta invece la scelta di continuare a vivere, nonostante tutto. Attraverso la visione del sole, Anastasio ricorda ciò che ama della vita e decide di allontanare qualunque pensiero negativo, scegliendo di perseguire questo “amore assurdo”.  Quest’ultima espressione, al centro del secondo ritornello e quindi posta in diretta correlazione con il dolore, rappresenta una conseguenza diretta della presa di coscienza dell’assurdità del dolore. Se infatti il dolore è assurdo ed è parte integrante della vita, allora sarà assurdo anche amare la vita e scegliere di viverla, nonostante la presenza del dolore.

Cosa dice Anastasio

Il pezzo racconta della solitudine, figlia della pandemia, ma non arriva solamente da quel periodo. Ci sono altri dolori immensi, che sono dolori assurdi.

Babele

“Babele” descrive il processo di scoperta delle potenzialità del linguaggio, partendo dagli albori della storia umana e giungendo fino alla situazione attuale.

Il testo

Va bene, va tutto bene
Sorge la torre di Babele tra le macerie
Sopra le ceneri dell’Eden fanno un cantiere
Ma troppe voci fanno: “Bla, bla, bla”
“Bla, bla, bla”

C’era in principio una lingua bambina
Adamo col dito puntato diceva: “Collina
Nuvola, donna, una mora squisita
Ecco, prendi questa nocciolina

Guarda, ho pescato un pesce, facciamo il fuoco
Calore buono, parlare è un gioco, giochiamo”
Se Eva ed Adamo ad esempio dicevano: “Vento”
La parola sfiorava il flusso dell’aria
E quasi ricreava il suo suono perfetto
L’indice puntava esattamente sull’oggetto
L’uomo che guardava era una parte del progetto
Ma quando disse: “Mela,” il serpente maledetto
Disse: “Uomo, prendila, fanne il tuo strumento”
Quindi lo introdusse alla ragione del possesso
E Adamo, staccando la mela dal ramo, staccava se stesso dal tutto

Si vide nudo, si vide brutto
E le parole divennero strumenti imperfetti
E dopo idoli, e dopo spettri

Babele non è stata così alta mai
Siamo stati più vicini al cielo
E al contempo così soli, lontani da tutto
Babele non è stata così alta mai

Arrivati ad afferrare il cielo
Ci scopriamo così soli, per sempre lontani da noi

Quando l’uomo disse: “Io” per la prima volta
Per l’ultima volta vedeva Dio
La parola cominciò il suo declino
Si mise in mezzo tra l’uomo e il bambino
E le parole si mischiarono reale
Finiranno per creare mondi finti
E labirinti di specchi, non segni liberi
Ma schemi rigidi, spettri terribili
E magari idoli da venerare
E quando la parola prende il posto del reale
Se è vero solo quello che si riesce a nominare
La mente della gente la potresti controllare
Solamente consegnandogli vocaboli da usare
La magia è diventata sortilegio
Scorrono parole sugli schermi verso il buco nero
E uomini schiavi di un linguaggio, privi di pensiero
Alzano una torre per riconquistare il cielo

Babele non è stata così alta mai
Siamo stati più vicini al cielo
E al contempo così soli, lontani da tutto
Babele non è stata così alta mai
Arrivati ad afferrare il cielo
E al contempo così soli

Babele non è stata così alta mai
Siamo stati più vicini al cielo
E al contempo così soli, lontani da tutto
Babele non è stata così alta mai
Arrivati ad afferrare il cielo
Ci scopriamo così soli, per sempre lontani da noi

Fuori da noi, fuori da noi
Per sempre lontani da noi
Fuori da noi, fuori da noi
Per sempre lontani da noi
Fuori da noi, fuori da noi
Per sempre lontani da noi
Fuori da noi, fuori da noi
Per sempre lontani da noi

La mia analisi

Come si comprende dal titolo, il modello utilizzato per comprendere l’evoluzione linguistica è quello biblico, attraverso cui vengono individuati tre momenti fondamentali. Il primo consiste nello sviluppo della capacità di parlare: Adamo ed Eva si divertono ad assegnare un nome arbitrario a ciascun oggetto, ma lo fanno da semplici osservatori, come bambini che indicano qualcosa e ne ripetono ad alta voce il nome, totalmente inconsapevoli delle infinite potenzialità della parola. Il secondo momento è quello del peccato originale: quando i primi due esseri umani prendono e mangiano il frutto della conoscenza, agendo in contrasto con Dio, prendono coscienza della loro esistenza in quanto soggetti attivi nel mondo. Così cominciano a forgiare la propria identità, separandosi per la prima volta dal resto del creato e quindi da Dio, da cui sentono di non dover più dipendere.  Tale evento è perfettamente rappresentato da una duplice presa di coscienza umana:  da un lato l’acquisizione della consapevolezza di essere nudi e indifesi e la conseguente esigenza di aggiungere sovrastrutture al creato (i vestiti, in questo caso); dall’altro la comprensione di poter utilizzare la parola per creare entità e mondi che vadano oltre la creazione divina. Il terzo momento è la costruzione di Babele: attraverso la moltiplicazione all’infinito delle forme del linguaggio, l’essere umano s’impadronisce del reale e crea così tante sovrastrutture, che nessuno è più in grado di comprendere l’altro. Quest’ultimo passo degenera all’interno della contemporaneità: in una società in cui le parole sono ovunque ed assumono spesso un significato diverso sulla base del modo di interpretare la realtà da parte del singolo, diventa sempre più difficile comprendersi e comunicare. La normalità diviene dunque quella descritta da Pirandello in “Sei personaggi in cerca di autore“:

Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!

I versi chiave

Quando l’uomo disse: “Io” per la prima volta
Per l’ultima volta vedeva Dio
La parola cominciò il suo declino
Si mise in mezzo tra l’uomo e il bambino
E le parole si mischiarono reale
Finiranno per creare mondi finti
E labirinti di specchi, non segni liberi
Ma schemi rigidi, spettri terribili
E magari idoli da venerare
E quando la parola prende il posto del reale
Se è vero solo quello che si riesce a nominare
La mente della gente la potresti controllare
Solamente consegnandogli vocaboli da usare

In questa strofa viene approfondita la capacità generativa della parola. L’essere umano, infatti, nel momento in cui comprende di poter essere soggetto attivo si dimentica totalmente della presenza di Dio e comincia a mettersi al posto di quest’ultimo, utilizzando le parole per costruire nuovi mondi e concetti. Tale tendenza è però successivamente degenerata e ha portato gli uomini a riempire il mondo di così tante parole da rimanerne inevitabilmente intrappolati. In questo modo il mondo dell’uomo ha iniziato sempre più spesso a corrispondere con il pensiero e con le parole in grado di modificare tale pensiero, portandoci all’assurda conclusione finale: “Se è vero solo quello che si riesce a nominare / La mente della gente la potresti controllare/ Solamente consegnandogli vocaboli da usare”, che ricorda tanto un concetto già spiegato in 1984 di George Orwell:

[Syme sta parlando a Winston] Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d’azione del pensiero? Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere. Ogni concetto di cui si possa aver bisogno sarà espresso da una sola parola, il cui significato sarà stato rigidamente definito, priva di tutti i suoi significati ausiliari, che saranno stati cancellati e dimenticati.

Cosa dice Anastasio

“Babele” è crollata perché tutti parlavano lingue diverse e la lingua si era alienata da se stessa e dalla realtà. Oggi ci troviamo in una seconda Babele dove le nostre parole non hanno più alcun significato, sono gusci vuoti, senza valore. Internet e la bulimia di lettura, l’infinito scroll delle immagini, tolgono al linguaggio – che secondo me è una cosa magica – la sua anima e la sua essenza giocosa.

Alla prossima puntata

Per oggi è tutto. La prossima volta analizzeremo le successive tre canzoni, avvicinandoci sempre di più al cuore pulsante di questo nuovo disco di Anastasio.


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