Galtellì – Garteddi in sardo nella sua variante nuorese baroniese – è un paesino tutto da scoprire. Si trova nella Sardegna centro-orientale, nella sub-regione della Baronia, appartenuta in epoca medievale al Giudicato di Gallura e alla curatoria di Orosei, della quale fu anche capoluogo per un certo periodo di tempo. Dista all’incirca 10 Km dalle coste e dalle acque cristalline del golfo di Orosei, lambita dal fiume Cedrino e ai piedi dell’imponente montagna Tuttavista (806 m. s.l.m.).
A Galtellì storia, natura e cultura si fondono in un unicum che non può non attrarre il visitatore.
Una storia millenaria
La presenza in zona di numerose tombe di epoca preistorica, le domus de janas, fa capire come il paese fosse abitato già in epoca pre-nuragica. Puntellata dalla presenza di vari nuraghi, nel corso del Medioevo Galtellì visse, probabilmente, la sua epoca d’oro.
Appartenente al Giudicato di Gallura, sede di diocesi arcivescovile tra il X e il XII secolo, nel corso dell’età di mezzo Galtellì visse fasi alterne. Sottoposta al diretto controllo della Repubblica di Pisa dal 1296, passa agli Aragonesi nel 1333 dopo un lungo assedio. Divenne possedimento feudale dal 1355 sino al 1839, quando il territorio venne riscattato agli ultimi feudatari.
Echi degli splendori medievali si possono cogliere visitando il Castello di Pontes (noto anche come “il Castello di Galtellì”). Eretto su una preesistente fortezza di epoca romana, dall’alto di un promontorio calcareo di 175 metri, svolse per secoli una fondamentale funzione militare e difensiva. Consentì, infatti, di tenere sotto controllo i traffici da e per il golfo di Orosei, allora un cruciale snodo strategico.
L’inizio del XVI secolo coincide con l’inizio di un periodo di “offuscamento” del paese che, soppressa la diocesi di cui per secoli era stata sede, comincia a vivere un’epoca di anonimato.
Tra montagna e mare
Da diversi anni è stata insignita della prestigiosa bandiera arancione del Touring Club Italiano, riconfermata per il triennio 2021-2023.
Quale borgo di rilevante interesse storico, paesaggistico e culturale, Galtellì è l’ideale per coloro che amano non solo le limpide acque della Sardegna, ma anche la calma della campagna e gli emozionanti paesaggi montani.
A sovrastare il paese si staglia, maestosa e imponente, la figura del monte Tuttavista, un possente massiccio calcareo che domina con i suoi 806 m. la sottostante piana del Cedrino.
Lungo i suoi pendii, la flora fiorisce rigogliosa. Si possono trovare latifoglie e conifere in cui sugheri, lecci, corbezzoli, lentisco, mirto la fanno da padroni, insieme agli alti pini d’Aleppo e domestici, che si innalzano verso il cielo. Un paradiso floreale e naturale che hanno fatto del Tuttavista un ambiente tutelato, con l’istituzione di un’Oasi protetta.
Ma l’escursione sulla “montagna di Garteddi” non è consigliata solo per motivi paesaggistici – che di per loro valgono già lo sforzo della camminata – ma anche per altri due luoghi che l’escursionista non deve assolutamente perdersi.
Il primo è Sa Preta Istampata (la pietra forata), che possiamo trovare intorno ai 636 metri di altezza nel settore meridionale della montagna. Costituita da una parete alta circa 40 metri, presenta al suo centro un foro perfettamente circolare che offre una vista mozzafiato sulla piana sottostante.
Per gli amanti del trekking, per i credenti ma non solo, è d’obbligo un’escursione sino alla vetta del Tuttavista. Oltre a un panorama da brividi, si potrà fare una sosta – magari recitando una preghiera – alla base della statua bronzea del Cristo che da lì domina, dal 2001, la valle del Cedrino. Considerata tra le statue più imponenti d’Europa, con una croce alta circa 11 metri, opera dell’artista spagnolo Pedro Angel Terron Manrique, ogni 22 settembre vede rinnovarsi un sentito pellegrinaggio che, partendo dal paese, arriva – dopo circa 10 Km – alla vetta del monte.
La Galte di Canne al vento
Ma Galtellì non è da visitare soltanto per la sua natura, ma anche per l’immenso patrimonio culturale che questo borgo della Baronia può offrire al visitatore.
Particolarmente stretto è il legame con la scrittrice Grazia Deledda (1871-1936). Vi soggiornò nel 1900, trovando l’ispirazione per scrivere uno dei suoi romanzi più famosi: Canne al vento. L’autrice nuorese ambientò la sua storia proprio tra le vie e i vicoli del paese; nel libro viene indicato come Galte.
E a poca distanza dalla ex cattedrale di San Pietro, è ancora possibile visitare la casa dove soggiornò la Deledda per la stesura del suo libro.
Un legame, quello tra Galtellì e la Deledda, che ha prodotto sia l’istituzione di un concorso, Il premio letterario internazionale “Canne al vento”, che del Parco letterario dove, grazie a guide esperte, è possibile riscoprire i luoghi immortalati e descritti dall’autrice.
Il turista può così, ad esempio, immergersi anche nell’atmosfera della casa delle dame Pintor, percorrendo i viottoli che sono rimasti i medesimi di quelli percorsi dalla Deledda.
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Tra chiese e castelli
Chi vuole può fare anche un salto al Castello Guzzetti.
Posto in collina, venne edificato nel 1900 per volere del nobiluomo lombardo Paolo Guzzetti. Rimasto affascinato dalle bellezze naturali e paesaggistiche di Galtellì, decise di stabilire qui la propria dimora estiva e di caccia.
L’essere stata, in tempi andati, sede arcivescovile, fanno di Galtellì un paese dove il sentimento religioso è particolarmente avvertito. Lo testimoniano le numerose chiese (Santissimo crocifisso, San Pietro, Santa Croce, San Francesco, Beata Vergine) che, a breve distanza, si succedono e, soprattutto, il simbolo per eccellenza della profonda fede insita nei garteddinesi: il Santissimo crocifisso. Si tratta di un bellissimo crocifisso ligneo conservato nell’omonima chiesa, al quale gli abitanti del piccolo borgo della Baronia sono particolarmente devoti. Un’opera alla quale sono legate numerose leggende agiografiche e che, secondo la tradizione locale, sarebbe stata veicolo di numerosi avvenimenti miracolosi.
A breve distanza si consiglia una visita alla Chiesa di San Pietro – uno degli edifici più antichi di Galtellì – dove è possibile ammirare uno dei pochi cicli di dipinti medievali sardi giunti integri sino a noi.
A noi non resta che lasciarvi con una descrizione che di Galtellì fece proprio Grazia Deledda:
Ecco ad un tratto la valle aprirsi e sulla cima a picco di una collina simile ad un enorme cumulo di ruderi, apparire le rovine del castello. L’occhio stesso del passato guarda il panorama melanconico, roseo di sole nascente, la pianura ondulata con le macchie grigie delle sabbie e le macchie giallognole dei giunchetti, la vena verdastra del fiume, i paesetti bianchi col campanile in mezzo come il pistillo nel fiore




Che meraviglia un luogo da visitare assolutamente!
Confermo, anche se sono di parte, visto che papà era di Galtellì
Bellissimo posto
che meraviglia di libro
un libro bellissimo