Siamo ancora qui a parlare di guerra, ma in questo periodo in cui tutte le notizie sono fruibili da tutte e immediatamente commentabili, gli spunti sono talmente tanti, purtroppo, che non si rischia di essere ripetitivi.
Oggi mi ritrovo mio malgrado a commentare le parole del patriarca di Mosca Kirill che è riuscito a trovare una giustificazione all’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina.
Per carità che la Chiesa non si sia sempre schierata dalla parte giusta è un dato di fatto anche per chi come me è un cattolico credente, ma penso di dover tornare alle Crociate per trovare guerre benedette dalla Chiesa.
Non sono quì a giustificare niente e nessuno, perché non ne ho né la capacità né la voglia, ma certe considerazioni, certe parole, non dovrebbero uscire dalla bocca di un esponente della Chiesa che sia ortodossa, anglicana, cristiana o che professi una qualsiasi altra fede.
Sì sappiamo tutti che anche la “nostra” chiesa si è macchiata di nefandezze ingiustificabili, ma siamo nel 2022 e nel momento in cui un fedele si reca in chiesa la domenica non può aspettarsi un’omelia di propaganda, ma dovrebbe aspettarsi un ristoro della propria anima dove i toni dovrebbero essere accomodanti.
Paradossalmente l’omelia di Kirill nella Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca nella “Domenica del Perdono”, che apre la Quaresima, fa letteralmente a pugni con tutto ciò che è la professione di una fede.
Il fatto
In sostanza, per i pochi che non hanno letto o approfondito la notizia, Kirill ha giustificato e sta giustificando l’intervento russo in ucraina al fine di combattere contro le lobby gay che starebbero tentando di sovvertire l’ordine del mondo.
La richiesta di poter fare una parata gay, al secolo gay-pride, sarebbe il test che l’Occidente con tutti le sue distorsioni e storture, per cercare di convincere il mondo che la libertà di costume sia una cosa buona e giusta.
Ma Kirill affonda il colpo dichiarando che la prova richiesta all’Ucraina per entrare “nel club dei paesi che contano” sarebbe stata quella di ospitare un gay pride.
Siamo al limite del paradosso dei paradossi, mi chiedo come sia possibile credere veramente che queste parole siano state dette da chi dovrebbe portare pace e amore e il messaggio di un Cristo che ha donato la propria vita per tutti coloro che ci credono.
Queste sono parole degne di un politico, di un politico che mira solo al mantenimento di uno “status quo” che lo tranquillizza, perché è molto meglio vivere ogni giorno nello stesso modo, dovendo rispondere ogni giorno a domande del quale si sa la risposta, piuttosto che dover affrontare argomenti “scomodi” e di cui non ci sono risposte certe.
Incredibile credere che ancora nel 2022 ci sia qualcuno che ha paura del “diverso” dove la definizione di diverso vorrei proprio capirla anche io.
Io non voglio credere che il popolo russo sia d’accordo nel pensare che i gay vogliano sovvertire l’ordine delle cose, io non voglio credere che ci siano persone, anche al di fuori della Russia, che possano essere d’accordo con chi dice certe cose.
Neanche il più bigotto dei bigotti, proprio perché bigotto, può avallare l’invasione di uno stato e l’uccisione di innocenti per giustificare qualsivoglia decisione.
Ma nessuno si è mai chiesto, Kirill in primis, se i diversi non siamo proprio noi che viviamo da migliaia di anni con una visione della vita unidirezionale senza porci domande che vadano al di la del nostro naso?
Non fraintendetemi, non voglio convincere nessuno che le mie opinioni siano le uniche da considerare, altrimenti sarei un simil Kirill, ma mi piacerebbe che tutti possano avere la mente aperta perdendo i preconcetti il che non vuol dire necessariamente essere d’accordo su tutto, ma significa ACCETTARE tutto e tutti!
Sembra ovvio che Kirill si sia adeguato al pensiero putiniano, un pensiero in cui il superuomo di Nietzsche viene elevato ed interpretato all’ennesima potenza, un concetto che viene evidenziato in ogni momento e in ogni considerazione del “tiranno” di Mosca.
La sua voglia di apparire in mimetica, con le armi, accompagnato ad un grizzly o ad un leone è proprio l’esaltazione dell’IO davanti al NOI!
Non bisogna essere religiosi di professione per capire che tutto questo va in contrapposizione rispetto agli insegnamenti a cui ci si dovrebbe aspirare.
Com’è possibile?
Coma fai caro Kirill a dire che questa guerra è una necessità per determinare “… la salvezza umana e di dove andrà a finire l’umanità”?
Coma fai caro Kirill a chiedere di pregare per le sole vittime filo-russe del Donbass e non per chi questa invasione la sta subendo senza volerlo e non avendo alcun tipo di colpa, perché tutto viene deciso troppo in alto?
Per chi ha voglia di approfondire offro una diversa lettura relativa all’atteggiamento del Patriarca della Chiesa Ortodossa di Mosca.
E’ questo è un aspetto meramente religioso e nasce nel 2018, anno in cui si creò la Chiesa ucraina autocefala, frutto di uno scisma traumatico da quella di Mosca, immediatamente riconosciuta dal patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo e che invece ha visto Kirill provvedere ad una immediata scomunica di tutto i fedeli che hanno aderito allo scisma.
Ma Kiev e l’Ucraina sono presenti anche una costola della Chiesa Ortodossa rimasta fedele a Mosca, la chiesa greco-cattolica d’Ucraina fedele a Roma.
E quindi?
Ecco allora che all’aspetto politico si interseca in modo chiaro ed emblematico l’aspetto religioso e le parole di Kirill forse assumono un’altra forma e la reazione di Papa Francesco è stata netta e perentoria creando imbarazzo all’Ambasciatore russo a Roma.
A questo punto è difficile pensare che l’incontro da Kirill e Francesco, previsto per questa estate potrà svolgersi, anche se tutto noi speriamo e ci auguriamo che questo scempio, questa pazzia, questo schifo, possa al più presto terminare preservando l’incolumità degli innocenti che sono come sempre le vittime di coloro che stanno tranquillamente sedute sui loro scranni, che si parli di Putin, che si parli di Biden, che si parli di chiunque altro potente sulla faccia della terra.