Tra i tanti vitigni autoctoni, di cui è ricca l’Italia meridionale e recentemente riscoperti per la produzione di interessanti viri rossi pugliesi, vi è certamente l’Uva di Troia.
Nota anche con uno dei suoi più recenti sinonimi: Nero di Troia, solitamente utilizzato per identificare il vino da esso ottenuto.
Le origini del vitigno
Non bisogna lascarsi ingannare dal nome del vitigno. La sua storia, e i riferimenti alle sue origini mitologiche, nulla avrebbero a che vedere con l’omonima cittadina in provincia di Foggia. Secondo diversi studiosi, andrebbero ricollegate alla plurimillenaria storia di Canosa di Puglia (BT).
La storia
L’antica Canusium sulle rive del fiume Ofanto (l’Aufidus dei latini) e le ultime propaggini dell’altopiano della Murgia è nota per la coltivazione della vite, documentata già nei trattati degli antichi autori latini.
Marco Terenzio Varrone nel De re rustica (I sec. a.C,) cita espressamente il sistema di coltivazione della vite in uso nell’agro di Canusium. Prevedeva, a differenza di altri luoghi della penisola, l’uso dell’albero di fico quale sostegno vivo per far pendere i tralci.
In due maniere si attaccano le vigne al giogo: l’una è di attaccarle perpendicolarmente, come si fa nel territorio di Canosa; l’altra è di attaccarvele a guisa di pergolato facendo che i loro rami s’incrocicchino nel mezzo, come sono la più parte delle vigne d’Italia.
[…] la quarta (specie di giogo, NdA) si usa in un piano d’alberi, ai quali si possono attaccare i rami delle viti, come fanno appunto i Milanesi con quegli alberi che chiamano oppii, e quei di Canosa coi fichi, i cui rami sono sostenuti da canne.
M. Terenzio Varrone, De Re Rustica, Libro I, Cap. VIII
Il mito
Canusium, importantissimo centro dell’antica Daunia, aveva un vasto territorio nella Puglia centro-settentrionale denominato Campi Diomedei.
Il nome lo si deve alla mitologica origine della città, ad opera dell’eroe omerico Diomede, condottiero greco reduce della Guerra di Troia, tragedia raccontata da Omero nell’Iliade.
Secondo la leggenda, Diomede avrebbe portato con sé tralci di vite dalla distrutta città dell’Asia Minore, e li avrebbe impiantati sulle rive dell’Ofanto. Pertanto, nella seconda metà dell’Ottocento, in pieno fervore neoclassico, rispolverando leggende e racconti mitologici, all’originaria denominazione Vitigno di Canosa, attestata in tutti i testi ampelografici precedenti, si affiancherà e subentrerà Uva di Troia.
“Seguia quindi un vigneto oppresso e curvo
sotto il carco dell’uva. Il tralcio è d’oro,
nero il racemo, ed un filar prolisso
d’argentei pali sosteneva le viti”
Omero, Iliade, Libro XVIII
La documentazione archeologica
Sono altrettanto numerose le attestazioni archeologiche, in Daunia e nel nord barese, che confermano la coltivazione della vigna, la produzione e il commercio di vino in età antica.
Lo si evince sia negli scavi che nei reperti. Ceramiche apule e magnogreche per l’uso del simposio e con raffigurazioni dionisiache, anfore vinarie e resti di strutture produttive d’epoca romana.

L’Uva di Troia negli studi ampelografici dell’Ottocento
La prima descrizione scientifica del vitigno risale al 1882.
Nella Rivista di Viticoltura ed Enologia, viene riportata con l’unico sinonimo di Vitigno di Canosa, denominazione, quest’ultima, presente e utilizzata già in altre pubblicazioni del 1875 e del 1844. A partire da quegli anni, l’Uva di Troia (o i suoi sinonimi) trova regolarmente posto nella letteratura specializzata. Viene regolarmente indicata come «uno dei vitigni pugliesi più importanti per la produzione di vini da taglio».
Solo in epoca recente verrà vinificato in purezza, con ottimi risultati che iniziano a farsi strada nel mercato dei vini che valorizzano i vitigni autoctoni.

Il territorio e i Comuni interessati dalla produzione dell’Uva di Troia
L’Uva di Troia è un vitigno che si adatta a diversi tipi di terreno, da argilloso a calcareo.
È abbondantemente coltivato lungo la zona litoranea pugliese, lungo le rive argillose dell’Ofanto e sulle Murge calcaree. Più precisamente nella zona di Castel del Monte, nella provincia di Barletta-Andria-Trani, nella zona a nord di Bari e in parte della Provincia di Foggia.
In particolare si coltiva nei comuni di: Corato, Barletta, Andria, Cerignola, Canosa, San Ferdinando di Puglia e Trani.

Caratteristiche del vitigno
Ha una maturazione media, pertanto la raccolta avviene tra settembre e ottobre, e una medio-bassa produttività.
Il vitigno è generalmente caratterizzato da:
- foglia di media grandezza, pentagonali e penta lobate;
- grappolo compatto, lungo e piramidale;
- acino di dimensione medie e sferoidale;
- buccia consistente, spessa e di colore blu-nera.
Occorre sottolineare che esistono due tipologie di Uva di Troia:
- a bacca grande e a grappolo più serrato si chiama ruvese (Ruvo di Puglia), varietà più diffusa e preferita in passato per le sue alte produzioni;
- ad acino piccolo e a grappolo spargolo detta canosina (Canosa di Puglia), che si presume sia la manifestazione più antica della varietà, poco produttiva e pertanto attualmente meno diffusa.
Quest’ultima tipologia è quella su cui si concentrano maggiori studi e attenzioni per la produzione di vini Nero di Troia di elevata qualità.
Caratteristiche del vino Nero di Troia e abbinamenti
Dal vitigno Uva di Troia, nei pochi casi quando viene vinificato in purezza come in alcune bottiglie del Rosso Castel del Monte DOC e DOCG, si ottengono vini Nero di Troia con queste caratteristiche:
- Colore rosso rubino intenso con profondi riflessi violacei e di ottima consistenza;
- Bouquet intenso di frutta rossa (more, ciliegie, prugne e fichi fioroni), sentori di spezie (pepe nero e accenni di chiodi di garofano), note erbacee e di liquirizia;
- Sapore secco, sostenuto da una buona dose di alcol, abbastanza morbido per la giusta componente tannica, sapido e abbastanza fresco.
Si ottiene dunque un vino strutturato, abbastanza equilibrato e intenso, con una buona persistenza grazie al ritorno fruttato molto piacevole. Caratteristiche che possono portare i vini ottenuti con Uva di Troia anche ad affinamenti medio-lunghi.
Il Nero di Troia esalta piatti a base di:
- carne arrosto;
- selvaggina e agnello;
- primi piatti conditi con corposi sughi;
- formaggi stagionati;
- zuppe di legumi.

Nero di Troia, Castel del Monte DOC e Riserva DOCG
Oggi troviamo sul mercato ottime bottiglie di Nero di Troia, in particolare si distinguono i Rosso Castel del Monte DOC e Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG, prodotti nel settore nord-occidentale dell’altopiano carsico della Murgia, dominato dal famoso maniero ottagonale fatto erigere dall’imperatore Federico II di Svevia nel XIII secolo.
Non mancano all’appello ottimi vini a base di Uva di Troia vinificati in Bianco e, soprattutto, nel caratteristico vino Rosato pugliese.




Ottimo articolo. Dettagliatissimo! Fa piacere scoprire la storia e il territorio racchiusi in una bottiglia di buon vino.
Dovrò prenotare un weekend in questo bel posto
Molto interessante non conoscevo questo vino.
Per veri gusti ed intenditori
Wow che bello
Ottimi i vini pugliesi 😋
Un bel posto da visitare questa estate
molto interessante