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Sanctuary – Il Sumo per riscattarsi

Una storia che esplora le tradizioni di uno degli sport più antichi del Giappone e meno raccontati del cinema: Il sumo

Ci sono discipline marziali che non hanno mai ricevuto particolari attenzioni, tanto dal piccolo quanto dal grande schermo; il Sumo è una di queste. Nonostante in Giappone goda di una grandissima popolarità, tanto da essere riconosciuto sport nazionale, l’aura di sacralità e rispetto che l’avvolge sin dall’alba dei tempi di una tradizione lunga 1500 anni lo ha, in tal senso, preservato e protetto da un certo tipo di esposizione mediatica e rappresentazione.

Ecco perché la notizia dell’approdo di Sanctuary su Netflix, disponibile dal 4 maggio 2023, serie dedicata interamente al Sumo professionistico ha subito attirato l’attenzione e la curiosità del pubblico, e dei cultori della materia.

Trama

Sanctuary vede un ragazzo duro e disperato, Kiyoshi Oze (Wataru Ichinose), diventare un lottatore di sumo, affascinando i fan con il suo atteggiamento spavaldo e sconvolgendo un’industria intrisa di tradizione. La scrittura di questo progetto vuole dimostrare come il sumo, pur essendo conosciuto in tutto il mondo, rimane un mondo velato di segretezza.

Kiyoshi proviene da una famiglia problematica, e ha fatto parte del mondo del crimine per tutta la vita. Avendo bisogno di soldi, quando viene a sapere che un lottatore di sumo può guadagnare molto denaro, inizia a pensare che con il suo corpo e le sue abilità di combattimento possa affrontare chiunque. Tuttavia, testardo fino al midollo e fin troppo sicuro delle sue capacità, Oze spesso salta gli allenamenti e sfida i lottatori più esperti. Tale indole lo etichetta come un “caso disperato”.

Continua a fare di testa sua, fino a quando non si scontra con un sumo di nome Frankenstein, che lo sconfigge brutalmente. Proprio a questo punto, sconfitto e praticamente cacciato dal mondo del sumo, capisce che è ora di cambiare prospettiva. Allenandosi duramente secondo le regole e le tradizioni, Oze decide di farsi un nome: Sumo Enno.

Oltre alla storia principale, la serie si concentra anche su tutte le altre personalità che si avvicinano al mondo del sumo, e che lottano per trovare la loro strada nella vita.

Il valore delle tradizioni

Nei primi episodi la storia mostra il duro regime del “dohyo”, il luogo in cui gli atleti combattono e si allenano mettendo in risalto tutti i sacrifici, le ferite e le varie situazioni di bullismo cui ogni nuovo arrivato deve sottostare.

I combattimenti sono sempre coinvolgenti e affascinanti. Tutto grazie al contrasto tra la stazza fisica dei personaggi e i loro movimenti. Tutti si sono prestati a una preparazione fisica di un anno, pur di rendere le scene il più realistiche possibili.

Lottatori Sumo professionisti

La scelta di avvalersi di veri lottatori di Sumo professionistico, affiancandoli ad attori di tutto rispetto come Wataru Ichinose, la cui performance risulta estremamente fisica e dolorosa, conferisce alla serie un certo livello di realismo. Questo trasuda dal primo all’ultimissimo fotogramma a disposizione di Kan Eguchi, e rappresenta senza dubbio uno dei punti fermi e a favore di Sanctuary.

Criticità

Tuttavia, quando si esce dal ring la serie perde equilibrio.
Il tono prevalentemente drammatico tende ad assumere sfumature talmente cupe da sembrare surreali, e la comicità, che dovrebbe smorzare il ritmo, risulta spesso solo ridicola. I personaggi assumono comportamenti infantili, fortemente in contrasto con il contesto in cui la storia cerca di immergere lo spettatore.

La serie spende minutaggio in sottotrame inutili, rispetto alla trama centrale o all’evoluzione del protagonista. Si dimentica di caratterizzare e dare tridimensionalità a personaggi, come il padre di Oze che appare come una macchietta dal destino scontato.

Nonostante i primi episodi intrattengano, la narrazione tende a concentrarsi sugli aspetti meno interessanti dalla storia e il tono squilibrato del serial può risultare ostico. Si spera che, proprio come Oze, nei prossimi episodi la serie riesca a risollevarsi.

Conclusioni

Sanctuary è una classica storia di redenzione e rinascita di un loser dal passato criminale che ci porta nel sacro mondo del Sumo. Digressioni e parentesi narrative futili estendono gli orizzonti drammatici del racconto, ma finiscono anche con il distrarre dalla linea orizzontale principale.

L’affiancare agli attori, tra cui un convincente Wataru Ichinose, dei veri lottatori di Sumo contribuisce a dare realismo alla storia e ai combattimenti nel dohyo.

 Le emozioni arrivano a fasi alterne, mentre la confezione fa del proprio meglio per risultare soddisfacente sia sul piano visivo che sonoro.


Dario Esposito

In arte Mr.Zero, sono un autore e sceneggiatore appassionato di scrittura creativa. Amo il cinema e tutto ciò che è Nerd, in particolar modo il genere fantasy, i fumetti e i giochi di ruolo.

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