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Resident Evil serie tv Netflix – L’ennesimo disastro

Il nuovo adattamento della serie videoludica di Capcom targata Netflix, che spreca l'enorme potenziale a disposizione

Resident Evil è la nuova serie live-action proposta da Netflix e tratta dall’omonima saga videoludica Capcom.

La serie conta una prima stagione di 8 episodi, con una trama che si snoda su due diversi filoni narrativi, tra l’altro diversamente collocati a livello temporale.
Il primo, ambientato nel presente (2036) con protagonista Jade Wesker (Ella Balinska), figlia dello scienziato della Umbrella Albert Wesker (Lance Reddick), alle prese con la ricerca sul campo di una cura contro l’infezione che ha distrutto buona parte della popolazione.
La seconda, invece, nel passato (2022) con la giovane Jade (Tamara Smart) e la sorella Billie (Siena Agudong) coinvolte, loro malgrado, in quella che possiamo considerare la goccia che ha fatto traboccare il temibile Vaso di Pandora della Umbrella.

La prima Raccoon City fa parte del passato dei protagonisti e, come nei videogames originali, insabbiata dal governo per nascondere gli orrori di Umbrella. Ciononostante tale passato diventa parte integrante del filone narrativo ambientato nel 2022, con le giovani protagonisti impegnate ad incollare i cocci che conducono alla terribile verità. Ma è stato sufficiente questo espediente narrativo a rendere Resident Evil un prodotto da ricordare nel tempo?

L’ennesimo disastro

Hollywood ha trovato, anche nel recente passato, serie difficoltà ad adattare la celebre saga videoludica. Questo risulta assolutamente snervante, vista la natura del materiale di base assolutamente facile da adattare. Impossibile giustificare l’ennesimo flop, stavolta targato Netflix. Resident Evil sembra portare con sé una strana maledizione, che a questo punto sembra davvero difficile da estirpare.

Come oramai noto, la serie è stata accompagnata, fin dal suo annuncio, da parole di speranza da parte di una grossa fetta di fan, stanca di adattamenti cinematografici lontani da quei canoni qualitativi che si possono definire accettabili. Il colosso digitale ha abituato i suoi clienti a prodotti in linea con le aspettative, talvolta innovativi, ed in pochissime occasioni deludenti. Da qui la fiducia dei fan ancora una volta tradita.

Di Resident Evil ha solo il nome

Resident Evil, senza girarci troppo intorno, è una serie che si discosta in maniera netta da tutto ciò che la saga videoludica ha significato per tutti coloro che nella vita, almeno una volta, hanno giocato ad uno dei tanti capitoli arrivati su console. A parte per qualche espediente narrativo noto, infatti, gli otto episodi fanno di tutto per raccontare una storia ambientata si in quel medesimo universo, ma con modi, tempi e personaggi completamente diversi. Diverso, purtroppo, non significa migliore.

La sceneggiatura, divisa tra in due diversi filoni temporali sopra citati, soffre la presenza di enormi buchi narrativi sin dal primo episodio, finendo poi per deragliare lungo il percorso, con un finale creato solo per aprire la strada ad una seconda stagione che, difficilmente migliorerà la situazione. Di Resident Evil in questa serie c’è poco, e questo sottolinea l’insofferenza dei fan nel ritrovarsi dinanzi una nuova incredibile occasione sprecata.

A pesare inoltre sulla qualità complessiva del risultato presentato agli utenti di Netflix è la scarna caratterizzazione dei personaggi introdotti dalla serie. Viene da pensare alle due figlie di Wesker, ma non solo. Personaggi unidimensionali, mai realmente sfruttati per il loro potenziale che fanno scelte incomprensibili, con un background alle spalle discutibile, basti qui pensare allo stesso Wesker. Da qui le ire maggiori dei fan della saga videoludica.

Visivamente merita… ma solo in quello

Volendo trovare un punto a favore del lavoro svolto dallo showrunner Andrew Dabb e dal suo team di sceneggiatori, c’è da dire che visivamente Resident Evil risulta una spanna sopra molti altri progetti di genere.
Gli effetti visivi, così come alcuni dei mostri presenti anche nei videogames originali, sembrano rispecchiare ciò che un prodotto di questo genere dovrebbe ricreare con la giusta attenzione. Ma può bastare solo questo a tenere in piedi un progetto così mal riuscito? Beh, decisamente no.

Il cast, infine, si è rivelato di belle speranze nonostante la quantità di volti semi-sconosciuti messi insieme da Netflix. Buona la prova delle interpreti delle giovanissime Jade e Billie, ovvero Tamara Smart e Siena Agudong. Di poco sopra la sufficienza, invece, quella dell’unico attore il cui nome è da considerare noto: stiamo parlando ovviamente di Lance Reddick, nei panni di Albert Wesker. Da rivedere, infine, la prova della vera e propria protagonista della prima stagione: Ella Balinska.

Conclusioni su Resident Evil

Già dal primo episodio ho intuito che le cose non andavano nel verso giusto. Tralasciando il cast scelto sicuramente per una questione di politically correct, il ritmo di narrazione è lento e, il continuo alternarsi tra presente e futuro, in cui le scene sembrano quasi sconnesse tra di loro.

Gli zombi sono fatti male e sono dei corridori. Non è la cosa peggiore, ma se si voleva essere fedeli alla serie videoludica, dovevano barcollare. Ci sono errori di sceneggiatura, e molte cose fanno pensare che chi l’ha scritta non abbia mai giocato a un capitolo della saga.

Il finale di stagione è volutamente rivolto ad un ipotetico rinnovo che ad oggi non è ancora stato annunciato. Pertanto, in attesa di novità, vi consiglio di guardare Resident Evil non come un adattamento della celebre saga videoludica, ma come una serie che si ispira (e nemmeno bene) ad un prodotto di successo.

A buon intenditor poche parole.


Dario Esposito

In arte Mr.Zero, sono un autore e sceneggiatore appassionato di scrittura creativa. Amo il cinema e tutto ciò che è Nerd, in particolar modo il genere fantasy, i fumetti e i giochi di ruolo.

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