Sbarca l’8 maggio 2023 su Netflix la docu-serie Regina Cleopatra, incentrata su l’ultima sovrana d’Egitto, Cleopatra Tèa Filopàtore, vissuta dal 69 a.c. al 30 a.c.
La serie rientra dentro un progetto più ampio di Netflix: quello di raccontare la vita di note e leggendarie regine africane.
Prodotta da Jada Pinkett Smith, Regina Cleopatra si è trovata al centro di numerose critiche mosse dal Supremo Consiglio per le Antichità Egizie. Netflix è stata attaccata riguardo la scelta di rappresentare esteticamente la discendenza Tolemaica e la Regina Cleopatra con lineamenti marcatamente africani.
Trama
Nel corso dei suoi quattro episodi, la docuserie ripercorre la biografia di Cleopatra VII. Si prova a sfatare l’antico pregiudizio che la descrive come una subdola seduttrice e manipolatrice.
Dopo aver ricevuto un’eccellente istruzione nel palazzo reale di Alessandria, l’adolescente Cleopatra è chiamata, insieme al fratello Tolomeo XIII, a succedere al padre, Tolomeo Aulete. Ben presto tra i due scoppia una guerra, istigata dall’eunuco Potino. Per questo Cleopatra è costretta a fuggire in esilio, insieme alla sorella Arsinoe.
A cambiare per sempre le sorti della storia è il generale romano Pompeo.
Nel tentativo di entrare nelle grazie del suo rivale Cesare, viene decapitato dai consiglieri di Tolomeo.
Cleopatra si trova così costretta a negoziare con Cesare, affinché non interferisca nelle questioni politiche dell’Egitto. Vengono concesse, in seguito, condizioni economiche di favore all’indebitata valle del Nilo.
Tolomeo XIII sfida ancora la potenza di Roma, e portando all’inizio della celebre guerra alessandrina.
Durante il conflitto, un incendio divora la famosissima biblioteca della città.
Un anno dopo, Cleopatra darà alla luce il figlio di Cesare, coltivando il sogno di unire i regni dell’Egitto e di Roma. L’assassinio delle Idi di marzo e l’ascesa di Antonio e Ottaviano, cambierà bruscamente le carte in tavola. Tutto questo costringerà Cleopatra a scelte sempre più difficili per proteggere il suo regno dalla minaccia dell’annientamento…
La figlia dei due mondi
Malgrado la sinossi di Netflix parli di una docu-serie informativa e l’adozione di un costante voiceover, non c’è neppure l’ombra di un rigore documentaristico di sorta. La narrazione degli eventi cede continuamente il passo alla retorica, ed è quasi del tutto assente la menzione delle fonti antiche da cui proverrebbero le informazioni riferite dagli esperti durante i loro interventi fuori campo.
Come se non bastasse, molte problematiche vengono grossolanamente semplificate, quasi come se si dovesse badare più all’intrattenimento che alla verosimiglianza storica.
In pratica una Supereroina
Se la Cleopatra di Netflix non funziona affatto come documentario, le cose vanno anche peggio sul versante prettamente narrativo.
Anziché attingere a Game of Thrones e ad altre serie tv contemporanee per proporre una storia di cospirazioni e intrighi ricca di sfumature e di chiaroscuri, la serie riscatta la sua protagonista da un vecchio luogo comune per imprigionarla in un altro opposto.
Da subdola seduttrice, Cleopatra si trasforma qui in un’impavida supereroina in lotta contro un mondo di uomini abietti e crudeli, e la sua biografia segue fin troppo pedestremente le orme dell’epico “viaggio dell’eroe”.
Dalla chiamata all’azione al sentiero delle prove, fino al trionfo post mortem rappresentata dal regno di sua figlia Selene, il personaggio Cleopatra ripercorre tutti i passaggi dei grandi campioni della mitologia di ieri e oggi, e ne esce sempre perfetta e immacolata.
La storia viene spesso piegata in favore dell’ideologia, e purtroppo a uscirne sconfitta non è soltanto la veridicità, ma anche la qualità della narrazione.
Conclusioni
In un panorama desolante, tra tanta retorica, scarso intrattenimento e nessuna precisione storiografica, spicca la buona performance di Adele James. Malgrado le polemiche per il colore della sua pelle, si cala molto bene nei panni di Cleopatra e dà vita al meglio delle sue capacità a un personaggio vivace ed espressivo.
A livello attoriale il suo talento è fuori discussione, ma viene purtroppo limitato dalla scelta di adottare un taglio documentaristico, da una sceneggiatura disastrosa e da un cast di comprimari decisamente non all’altezza. Anche l’analisi del comparto tecnico rappresenta una clamorosa occasione mancata.