“A seconda dei diversi punti di vista, i mezzi di comunicazione di massa o sono considerati lo specchio oggettivo della società – e pertanto non fanno altro che riflettere la sua realtà -; oppure la violenza da essi costantemente rappresentata diventa inevitabilmente la diretta responsabile dell’aumento della violenza che riscontriamo nella nostra vita quotidiana. Viene spontaneo domandarsi se nasca prima l’uovo o la gallina. Ed il fatto che la domanda non abbia una risposta univoca giustifica di fatto entrambe le posizioni, ognuna delle quali può considerarsi corretta.“
Un maestro del cinema contemporaneo e le malattie della modernità

Michael Haneke compie 80 anni. Ricorrenza importante per uno dei più grandi autori viventi. Haneke oltre che cineasta, può essere a tutti gli effetti considerato un intellettuale. Uno dei più autentici, forse uno degli unici.
Maestro del cinema contemporaneo, regista dallo sguardo volutamente freddo e lucido sulla violenza, sul sadismo (Funny Games), sulla sessualità. Sulle dinamiche di potere, sul senso di colpa occidentale (Niente da Nascondere), sulla Storia (Il Nastro Bianco). Sull’origine e la natura del Male. Sulle malattie della modernità.
Nelle sue opere viene messa in scena la prevaricazione sul debole, l’alienazione tragica della società dei consumi (Il Settimo Continente); la meschinità e il malessere profondo della borghesia, le perversioni sessuali (La Pianista); l’inesplicabile che porta ad un esame di coscienza interiore individuale e collettivo; l’incidenza dei mass media sul mondo contemporaneo ed il voyeurismo dello spettatore televisivo e cinematografico.
La forza delle immagini e l’assenza di giudizio
La sua estrema grandezza come artista sta da sempre nel far parlare le immagini come in pochi sanno fare. Non c’è mai giudizio morale univoco (che, semmai, può essere inevitabile nell’ottica di chi guarda, ma questo diventa secondario rispetto nella prospettiva di Haneke) né ci sono risposte semplici. Il suo, come si diceva, è uno sguardo il più possibile asettico e antropologico, distante e per questo lucidissimo nel porre le questioni forti di cui sopra.
L’ultimo suo film resta ad oggi Happy End, del 2017. Nella speranza di poter vedere almeno un altro suo lavoro nei cinema, è giusto celebrare una figura così importante della settima arte. Due volte Palma d’Oro consecutivamente, tra l’altro. Con Il Nastro Bianco ed Amour (che fu premiato dal presidente di giuria Nanni Moretti).






fatto molto bene