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Gli Anelli del Potere: un buon finale per una serie non all’altezza

Il prequel del Signore degli Anelli non soddisfa gli appassionati

Questo articolo potrebbe contenere spoiler

Il Signore degli anelli – Gli Anelli del Potere è una serie tv statunitense, creata da J.D. Payne e Patrick McKay. Si basa sul romanzo di J.R.R. TolkienIl Signore degli Anelli“, e sulle sue appendici.

Prodotta dagli Amazon Studios, è composta da 8 episodi da circa un’ora ciascuno, ed è andata in onda su Prime Video dal 2 Settembre 2022. Attualmente è in fase di produzione una seconda stagione.

La locandina de Gli Anelli del Potere

La Seconda Era e gli Anelli del Potere

Gli eventi narrati negli Anelli del Potere sono quelli della Seconda Era di Tolkien, migliaia di anni prima degli avvenimenti raccontati ne Lo Hobbit e ne Il Signore degli Anelli. Quest’ultima è l’opera letteraria più famosa di J.R.R. Tolkien, che ha portato alla realizzazione di uno dei prodotti cinematografici migliori degli ultimi dieci anni: la trilogia de Il Signore degli Anelli.

La serie vuole raccontarci com’è avvenuta la creazione dei famosissimi Anelli del Potere, dei quali abbiamo un accenno nelle opere citate in precedenza. Tutto in concomitanza con l’ascesa del malvagio Sauron, con la caduta della splendente e florida Númenor e con l’ultima alleanza tra Elfi e Nani.

Ha al suo interno nomi noti a chi ha già sentito parlare vagamente dei libri di Tolkien, è un lettore appassionato o ha semplicemente visto uno dei film della trilogia prodotta da Peter Jackson.
Nomi come quelli di Galadriel, Elrond, Durin e Sauron sono all’ordine di ogni episodio. Protagonisti di un mondo molto diverso da quello che diverrà nella già conosciuta Terza Era di Bilbo Beggins, ma anch’esso all’ombra dei giorni oscuri che verranno.

L’acquisizione dei diritti ed il budget stellare

Gli Anelli del Potere è attualmente considerata una delle serie più costose al mondo.
Si vocifera che gli Amazon Studios necessitassero di circa 58 milioni di dollari ad episodio, e questi, sicuramente, non sono stati utilizzati per il pagamento del cast.

La scelta dei produttori è stata azzardata: nessuno dei volti che vediamo nella serie è un volto noto. Amazon ha puntato su interpreti sconosciuti, e si è concentrata totalmente su una realizzazione visiva che toglie il fiato.

Una scelta di cui, sicuramente, non dovrà pentirsi.
Basta guardare il primo episodio per notare come gli effetti speciali siano stati curati al dettaglio. Come gli ambienti della Nuova Zelanda richiamino perfettamente le terre de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, e per ammirare la ricostruzione di paesaggi che fanno venire i brividi.
La cura di questi dettagli, però, episodio dopo episodio sembra venire meno, evidenziando delle piccole pecche: effetti visivi poco curati, particolari dimenticati, frutto forse di una distrazione che rende alcune scene non all’altezza di un prodotto di altissima qualità visiva quale è.

La scelta di un cast sconosciuto risulta azzardata ma vincente. Gli interpreti riescono ad entrare perfettamente in quello che è l’ambiente tolkeniano, e svolgono un buon lavoro. Ma l’utilizzo del budget elevato per una grafica non al cento per cento, è un grosso azzardo.

Molto discussa è stata l’acquisizione dei diritti di un mondo fin troppo vasto, per essere raccontato nella sua interezza da una serie televisiva. Ed è proprio scoprendo cosa dell’universo tolkeniano gli Amazon Studios hanno acquistato, che possiamo notare i vari difetti che rendono questa una serie imperfetta.

Gli Anelli del Potere può spaziare sul mondo costruito ne Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e nelle appendici, ma non può andare oltre. Prodotti come Il Silmarillion, I Racconti Perduti ed I Racconti Incompiuti non appartengono alla produzione, e non può essere fatto alcun cenno a nulla contenuto in essi; né tantomeno possono essere creati avvenimenti che vi entrerebbero in contrasto.

La mancanza di references, come quelle del Silmarillion, impediscono agli autori di creare una sceneggiatura fedele. Li porta all’azzardo, creando personaggi e storyline uniche, totalmente inventate, che non sempre riescono a funzionare. Nonostante Amazon si sia espressa, ammettendo di avere molto spazio di manovra, è chiaro sin da subito ai fan più accaniti di Tolkien che le differenze sono molte, forse troppe. Alcune inaccettabili.

Una celebrazione elfica

Una stagione non del tutto convincente

Gli Anelli del Potere si rifà ad una narrazione molto lenta, tipica di Tolkien. Ma essa non sembra affatto funzionare, in una serie in cui i primi episodi appaiono macchinosi, forse troppo lunghi per ciò che vogliono raccontare.

Ci sono parecchi accenni ad un mondo conosciuto.
Nonostante la presentazione di nuovi personaggi, per i primi cinque episodi la sceneggiatura sembra fare acqua da tutte le parti. Risulta quasi priva di un reale obiettivo. Annacquata e molto lontana dall’universo tolkeniano.

Così come la sceneggiatura, anche i dialoghi appaiono sterili. Sono tipici di una serie fantasy di ottima qualità, ma non al livello di quello che è il mondo in cui Tolkien ci ha catapultati, con la sua complessità e con un lessico molto ricercato. Le frasi fatte fanno da padrone, ed alcuni personaggi sembrano comportarsi in un modo del tutto diverso da come descritti nei vari libri. Questo ha fatto storcere il naso a molti degli appassionati delle opere letterarie.

Se solo non portasse la nomea di prequel de Il Signore Degli Anelli, però, Gli Anelli del Potere risulterebbe un’ottima serie fantasy, dalla buonissima qualità, godibile e con degli effetti speciali da invidiare. Ma l’ombra di un mondo complesso e conosciuto dai molti, la rende vulnerabile a critiche forse a volte fin troppo pesanti.

Una serie divisa a metà

Composta da otto episodi, di cui cinque fungono quasi da prologo, gli Anelli del Potere pecca della capacità di mantenere viva l’attenzione dello spettatore. Inizia troppo lentamente, e lascia tutti i colpi di scena negli ultimi tre episodi.

Le scene d’effetto sono veramente poche, almeno all’inizio.
L’unico interrogativo che riempie le menti del pubblico: “Chi è veramente Sauron?” diventa una caccia al tesoro, presa e lasciata ad ogni episodio. Risulta l’unico elemento veramente interessante di tutta la serie.

Alcuni personaggi sembrano inseriti soltanto per fare numero. Per ricordare agli spettatori quali siano le razze facenti parte della Terra di Mezzo. Non danno un vero e proprio contributo fino alle parti finali, quando tutto inizia a muoversi ed ogni cosa sembra iniziare ad avere senso.
Non ci saranno scene al cardiopalma fino al sesto episodio, quello che segna un netto stacco tra ciò che era il prima e ciò che sarà il dopo.

La città di Númenor, terra degli uomini

Gli Anelli del Potere sembra quasi essere divisa in due parti.
La prima lenta, dalla sceneggiatura molto altalenante, e la seconda molto d’effetto, che centra in pieno ciò che il pubblico si aspettava. Fornisce agli spettatori non solo le risposte che aspettavano, ma anche nuovi punti di riflessione e nuovi interrogativi.

Gli ultimi tre episodi sono ciò che sarebbe dovuta essere la serie sin dall’inizio.
Un insieme di colpi di scena, misteri e segreti, di momenti carichi di emotività. Di quell’inquietudine da cui ogni opera di Tolkien è permeata. Ci dimostrano come non ci si può fidare di nessuno nella Terra di Mezzo, e come chiunque possa dimostrarsi, poi, qualcuno che non ci aspettavamo minimamente che fosse, stravolgendo ogni nostra convinzione e riportandoci al punto di partenza.

Gli Anelli del Potere

Come si evince dal titolo, la serie avrebbe dovuto avere come punto cardine la forgiatura degli anelli, che hanno portato alla guerra tra Sauron e le razze della Terra di Mezzo.

Tuttavia, sin da subito, si nota una pecca sulla quale difficilmente si può passar sopra.
Gli anelli del potere non ci sono. Non sono presenti e non sono per nulla il fulcro dell’intera serie. Vengono quasi relegati ad ultima spiaggia, diventando un colpo di genio capace di svoltare le sorti di quella guerra ancora inespressa. È chiaro come la presentazione dei vari personaggi sia talmente lunga, prenda talmente tanto tempo all’interno degli episodi, che nell’instante in cui arriva il momento clou, quello che stavamo aspettando, quello degli anelli, è già tutto finito.

Gli Anelli del Potere sono così poco protagonisti, che quasi non viene giustificato il nome dato alla serie. Così come non c’è giustificazione che tenga, neanche la realizzazione di una stagione successiva in cui tutto prenderà vita e verrà raccontato, alla loro mancata presenza.
Il prologo è troppo lungo, pregno di informazioni poco importanti e troppo diluite nel tempo. Porta la serie a non essere fluida e scorrevole come ci si aspettava.

Il momento della forgiatura è così bello, così azzeccato ed inserito perfettamente che lascia l’amaro in bocca, al ripensare a ciò che ci si è lasciati indietro, all’occasione mancata.

Unica consolazione è la speranza che, nella seconda stagione, il tutto verrà approfondito meglio. Si spera che riprenda ciò che è stato lasciato in sospeso con il finale di stagione, e che prenda vita il progetto che moltissimi dei fan di Tolkien stavano aspettando da anni, e di cui avevano anche moltissima paura.

Il parere del pubblico diviso a metà

Gli Anelli del Potere ha alzato un enorme polverone di polemiche, portando i grandi fan del mondo di Tolkien ad insorgere. Non accettano il modo in cui l’opera è stata creata, la boicottano o la interrompono ai primi episodi. Però, ha anche creato una netta divisione con coloro che, invece, hanno trovato la serie di ottima fattura, piacevole e ne sono rimasti sin da subito soddisfatti.

L’esercito di Númenor

Chi ha espresso il proprio parere positivo, si rifà ad un mondo scollegato da quello di Tolkien. Chiede che le opere letterarie vengano separate, da quello che è un prodotto che non ha abbastanza diritti per poter essere completo. Lascia alla produzione la possibilità di poter creare qualcosa che sia il più vicino possibile all’opera originale, ma che non sia concatenato ad essa. I fan delle serie ne giustificano i difetti, condannando la durezza dei puristi che, a loro volta, non riescono a passar sopra a scelte di trama talvolta, del tutto fuori luogo e scontate.

Gli Anelli del Potere è sicuramente una serie che si è fatta sentire, spaccando a metà il pubblico. Ha comunque raccolto un buonissimo seguito, ed è considerato il miglior debutto di Prime Video, con 25 milioni di persone a guardarla in 240 paesi del mondo nelle prime 24 ore dalla messa in onda dei primi due episodi.

Conclusioni

Nonostante le altissime premesse, gli Anelli del Potere non ha soddisfatto il suo pubblico. Non ha conquistato i cuori di chi con Tolkien ci è cresciuto. È riuscita, però, a ritagliarsi una fetta di pubblico che si ritiene soddisfatta ed in attesa di un seguito.

È sicuramente un buon prodotto per gli appassionati di fantasy, per chi vuole gustarsi una serie senza alcuna pretesa, libero dal pregiudizio dovuto al legame con le opere di Tolkien, e per chi è pronto a liberarsi di ogni preconcetto e godersi la serie per quello che è e non per ciò che ci si aspettava che fosse.

Chi, invece, ha a cuore il mondo di Tolkien e non è pronto ad abbandonarlo, considera la serie come un colpo al cuore, e non del tutto positivo, portando a ripetute lamentele e a dubbi sul perché di determinate scelte prese al posto di altre.


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