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GOLD – L’unica cosa che si salva è Zac Efron

In un mondo che sta finendo le sue risorse, due uomini trovano improvvisamente dell'oro

Anche il terreno più arido può nascondere inestimabili tesori.
La riflessione di Gold verte sulle implicazioni morali che seguono tale presa di coscienza. La strenua lotta del protagonista, impegnato a sorvegliare una gigantesca pepita d’oro incastrata nella dura terra, rivela da subito i propri contorni metaforici, con l’implicito intento di indurre lo spettatore a ricercare sé stesso e le proprie umane debolezze negli esili e spesso sconnessi avvenimenti che si susseguono sullo schermo.

Trama di Gold

In un futuro imprecisato, due esponenti di un’umanità in preda alla povertà e ormai prossima all’estinzione, scoprono del tutto casualmente, nel bel mezzo di un deserto popolato da minacciose bestie selvatiche, un enorme e inamovibile masso dorato.

I due disperati escogitano un piano: uno resterà a guardia del tesoro, esposto ad intemperie e pericoli di vario genere, in attesa che l’altro rintracci una escavatrice.
La trama di Gold si esaurisce, quasi completamente, nella stessa premessa del film. Gli eventi che seguono, oltre ad essere pochi, sono prevedibili sin dal principio.

Hayes ha un triplice ruolo, ma non incide

Anthony Hayes qui veste il triplice ruolo di sceneggiatore, regista e attore.
Sembra ambire ad un’opera concettuale, in cui la singola situazione descritta non abbia altre funzioni se non quella di fungere da pretesto per parlare d’altro. Avendo privato i personaggi di un nome e di una storia, gli autori rinunciano alla possibilità di generare immedesimazione nello spettatore.

Nulla di nuovo

Lo scopo di creare una situazione archetipica è  palese nella sua forzatura.
È come se i due sceneggiatori (l’altra è Polly Smyth, moglie di Hayes) si fossero seduti ad un tavolo decisi a scrivere un film genericamente incentrato sul tema dell’avidità, pur non avendo in mente una storia vera e propria a cui affidarsi.

L’estrema banalizzazione della classica situazione cane-mangia-cane si unisce ad una cinematografia fortemente estetizzante. Non potendo contare su grandi appigli narrativi, il ricorso ininterrotto ad una fotografia color seppia e l’impiego insistito di campi lunghi, a ribadire l’insignificanza delle beghe umane rispetto alla crudeltà della natura selvaggia, appaiono quindi fini a sé stessi.

In altri termini, l’estetica svuotata di contenuto, per quanto gradevole agli occhi, difficilmente sarà in grado di smuovere qualche coscienza. Soprattutto se si intuisce un certo autocompiacimento da parte di chi sta dietro la macchina da presa. In certi momenti, Hayes sembra darsi da solo una pacca sulla spalla, crogiolandosi nella sua personale idea di film d’autore.

Nonostante tutto, uno Zac Efron eccezionale

Oltre alla pazienza dello spettatore, ad essere messe alla prova sono anche le indubbie doti dell’attore principale. Zac Efron, che interpreta lo sciagurato a guardia del malloppo, fa del suo meglio con i mezzi che ha, portando a casa una performance, nonostante tutto, eccezionale.
Ai molti che, fuorviati dalla presenza del divo hollywoodiano, si ritroveranno di fronte ad un’opera ben diversa da quello che si aspettavano, non resterà che riconoscere la bravura dell’interprete. L’attore sostiene, da solo, l’intera impalcatura di Gold e riesce a svincolarsi dai vecchi ruoli, che relegavano il suo talento all’attenzione di un pubblico composto quasi esclusivamente da ex teenager. La prova di Efron è intensa, dolorosa, efficace e si configura come l’unico elemento del film in grado di destare interesse nel pubblico.

L’esilità della trama avrebbe potuto essere bilanciata da uno studio sui personaggi e sulle loro rispettive motivazioni.  Gold tradisce tutte le sue fragilità, scegliendo di escludere qualsiasi approfondimento in tal senso. Tutto sommato, quindi, il risultato è pacchiano: Gold presenta tutti i topoi del filone survival.

Conclusioni

Il film appare monco, mostrandosi come una sorta di canovaccio ottimo in teoria, ma ancora non adeguatamente sviluppato sulla carta. Aspettarsi da Gold qualcosa in più di quanto esso ci promette ci condurrebbe, con tutta probabilità, a riflettere sul tempo perso a vederlo.

Non possiamo fare altro che fermarsi alla superficie di questo film. Non c’è molto da dire visto che eccelle solo la prova attoriale di Zac Efron.


Dario Esposito

In arte Mr.Zero, sono un autore e sceneggiatore appassionato di scrittura creativa. Amo il cinema e tutto ciò che è Nerd, in particolar modo il genere fantasy, i fumetti e i giochi di ruolo.

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