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Moon Knight: la serie Marvel delude

Recensione della serie su uno dei personaggi più misteriosi della Marvel, peccato per il risultato.

Dopo quattro serie con personaggi visti nel franchise di “Avengers“, “Moon Knight” ha segnato il primo tentativo della Marvel di creare una vera storia delle origini per Disney+. Eppure, nonostante la sua ambizione e il suo talento visivo, lo spettacolo è sembrato un fallimento creativo, anche con la doppia personalità eroica di Oscar Isaac nel ruolo del protagonista.

Trama di Moon knight

Moon Knight è incentrata su Steven Grant, un uomo mite che conduce una vita ordinaria. perseguitato da vuoti di memoria e misteriosi ricordi provenienti da una vita diversa dalla sua.

Dopo un fatidico incontro, Steven scopre di avere un disturbo dissociativo dell’identità e di condividere il suo corpo con Marc Spector, un ex mercenario che è la spietata personificazione terrena di Khonshu, il dio egizio della luna e della vendetta.

Mentre i loro nemici si avvicinano, Steven deve imparare a gestire questa rivelazione e a collaborare con Marc. Con altre motivazioni divine in gioco, i due devono indagare sulle loro identità complesse nel mezzo di una letale battaglia tra le potenti divinità d’Egitto.

Il finale di Moon Knight confonde

Che la serie non fosse il miglior prodotto seriale della Marvel era chiaro da almeno metà delle puntate. Ma una conclusione così confusionaria non me la sarei mai aspettata. Forse buona parte della colpa è che la sesta puntata della serie che si conclude più con uno scontro “tra titani” che concentrandosi sulle azioni e gli avvenimenti attraversati da Marc Spector/Steven Grant, i quali tendono finalmente a ricongiungersi, mentre sullo sfondo degli dei egizi in formato gigante si scontrano.

Ippopotami, divinità giganti e poco intrattenimento

Certamente i territori della psiche, si rivelano lande ingovernabili su cui navigare, pur guidati da una dea come quell’ippopotamo rappresentante Taweret. Ma quello che ha fatto Moon Knight con i suoi episodi è stato dare la finta intuizione allo spettatore che il racconto sapesse come gestire i differenti piani all’interno di un uomo. E proprio tra le pagine dei suoi fumetti ha investito tanto nel lato mercenario delle sue esplorazioni nel deserto quanto in quel disturbo associabile ai sintomi della personalità multipla.

Una malattia che viene interpellata nella formazione e conoscenza del personaggio nato a metà degli ’70. A quanto pare anche la serie ha voluto riportarla, ma nel momento della sua spiegazione mostra l’incapacità di gestire diversi piani narrativi.

Oscar Isaac conferma la sua predominanza, dimostrando di essere il miglior attore che il MCU abbia mai avuto. Si perde però sotto un velo di sabbia accumulata nelle botte e negli scontri con Arthur Harrow.

Moon Knight: Cosa ne rimane?

Nell’arco di sei puntate Moon Knight ha cambiato più direzioni di quanto sia concesso ad una storia e ha raccattato più inutilità di quante dovrebbe trovare un cercatore d’oro.

Ha attraversato diversi stili, dal mistero dell’insonnia iniziale che faceva auspicare in toni dark e introspettivi per poi a mostrarsi quasi bambinesco nel far comparire un ippopotamo parlante e due dei che si battono espandendo la loro grandezza, abbassando così in maniera direttamente proporzionale l’attendibilità del prodotto.

La complessità del Marc Spector conosciuto come avatar della divinità egizia viene diluita per fare capolino e poi sparire nuovamente poi nell’arco di un frangente. I vuoti che prendono Marc/Steven alla fine dell’ultima puntata rispecchiano quelli di fronte a cui lo spettatore sente molto spesso di essersi trovato.

Conclusioni

Tralasciando l’episodio finale scritto male, il resto degli episodi, soprattutto i primi, faceva ben sperare. Invece già dalla metà della serie si è capito che si stava andando allo sbando. Se non ci fossero state le scene d’azione ben girate e qualche effetto speciale mi sarei addormentato per tutto il tempo. Non sono riuscito ad affezionarmi a questo personaggio, che da come avevano mostrato dai trailer e dal primo episodio, poteva essere molto dark. La Disney, come al solito, lo ha reso quasi una macchietta, dandogli dei siparietti che mi fanno storcere il naso. Mettiamoci anche una divinità ippopotamo che parla come un pupazzo e il gioco è fatto. Il modo come si conclude il tutto è troppo raffazzonato e fa perdere tutto quello che si era cercato di creare nei primi episodi. Per me risulta deludente e hanno dato conferma che non ci sarà una seconda serie.


Dario Esposito

In arte Mr.Zero, sono un autore e sceneggiatore appassionato di scrittura creativa. Amo il cinema e tutto ciò che è Nerd, in particolar modo il genere fantasy, i fumetti e i giochi di ruolo.

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