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“Quattro stagioni per vivere” di Mauro Corona – un Cromatico affresco della Natura

È uscito lo scorso 15 marzo Quattro stagioni per vivere, edito da Mondadori, il nuovo romanzo dell’eclettico Mauro Corona. Giunto ormai al suo trentesimo libro, scansa con decisione ogni elogio, rigettando fermamente la celebrità che da tempo lo ha raggiunto.

La mia vita di uomo fragile. Il successo? Non mi importa niente. Ci ho messo 72 anni e 30 libri per ammettere chi sono

(Mauro Corona)

La storia di una rocambolesca fuga

Ancora una volta lo scrittore di Erto – località legata a stretto filo con la tragedia del Vajont del 1963 – ambienta il suo racconto tra le montagne di casa a lui care, in una storia che è, anzitutto, una storia di uomini, montagne e di una natura con tutte le proprie sfaccettature.

Protagonista della vicenda è Osvaldo, giovane uomo che per garantire la sopravvivenza della madre malata – la cui necessità è mangiare carne – si addentra nel vicino bosco nella speranza di riuscire a cacciare qualche camoscio. Dopo ore di cammino s’imbatte nella carcassa di un animale appena ucciso e parzialmente sepolto sotto la neve, per garantirne la conservazione. L’occasione induce Osvaldo ad appropriarsi di quella carcassa – che gli avrebbe permesso di non doverne uccidere un altro, così da salvaguardare anche la fauna – per portarla alla madre. Ma il destino è in agguato: ben presto, infatti, i cacciatori si accorgono del furto, risalendo anche all’identità del ladro. Per Osvaldo, braccato alla stregua di un animale ferito, l’unica soluzione è una disperata fuga nel cuore del bosco nel tentativo di sopravvivere alla sete di vendetta dei suoi inseguitori.
Per il protagonista ha così inizio un lungo, interminabile anno a stretto contatto con la natura selvaggia, nella speranza di sfuggire alla “sentenza di morte” decretata per lui  dai gemelli Legnole – i proprietari della carcassa nonché due brutte persone “stupide e brutte sia di corpo che di anima” -. Tra agguati, pedinamenti, rischi mortali, e l’ottusa follia dei due gemelli, Osvaldo cercherà di evitare la propria condanna, sino al sorprendente esito finale che l’autore ci riserva.

Mauro Corona torna in libreria con “Quattro stagioni per vivere”, edito da Mondadori (fonte: adnkronos.com)

Una narrazione delle stagioni

Descrivendo e proponendo al lettore l’emozionante e travolgente fuga di Osvaldo nei boschi, Corona ci regala un affresco di innata bellezzar. Ci restituisce una narrazione che è il racconto dello scorrere delle stagioni, qui ulteriormente enfatizzate attraverso spettacolari descrizioni “cromatiche” (il bianco delle neve, il rosso dell’autunno, il giallo dell’estate) che, oltre che affascinare il lettore, ci rivela il potere salvifico della natura. Osvaldo, infatti, seppur in fuga, anche se costretto a lottare per la propria sopravvivenza, non potrà fare a meno di essere felice in mezzo a quei boschi dove è nato e che lo hanno visto crescere. In quel contesto, infatti, non potrà fare a meno di riscoprire quella lentezza ancestrale dei propri antenati, alla riscoperta di una legge primitiva in cui si uccidono gli animali solo per necessità.

La sua fuga, snodandosi da un autunno all’altro all’interno di un intero ciclo delle stagioni, seguendone i cicli immutabili, si fa ben presto non più fuga ma scoperta. La stessa lotta per la sopravvivere che egli ha intrapreso diviene l’occasione per vivere veramente e, contemporaneamente, fare un’analisi dettagliata della propria vita. Un “tirare le somme”, nella speranza di aver imparato qualcosa dagli accadimenti della sua esistenza.

Dal punto di vista narrativo, Corona fa ricorso all’espediente dell’ “io narrante”: il protagonista, ora cinquantaseienne, narra – ricordandoli – quei tragici momenti. Una narrazione spesso intervallata dalle considerazioni dell’Osvaldo adulto, come nel caso dei gemelli Legnole – sino a qualche giorno prima suoi compari di caccia e di bevute – in merito ai quali afferma: “per conoscere le persone devi fargli un torto”.

O, ancora, la totale sfiducia di Osvaldo nell’intervento di coloro che dovrebbero garantire la giustizia, i quali, afferma, “finché non c’è sangue non possono fare niente”.

Un romanzo, Quattro stagioni per vivere, che ci riconnette non solo con la natura, ma anche con noi stessi. Pur nella tragicità di una disperata lotta per la sopravvivenza, Corona ci invia il messaggio secondo cui anche nei momenti più bui non dobbiamo dimenticarci di essere un granello di sabbia nel meraviglioso ingranaggio che è la natura.


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