Libri

La trilogia del “caffè caldo” di Toshikazu Kawaguchi

A cosa è dovuto il suo straordinario successo?

La trilogia del “caffè caldo” è stato il caso letterario degli ultimi anni, in Italia ma anche all’estero.

Ma a cosa è dovuto il suo straordinario successo? Aiuta il fatto che l’autore di questa fortunata trilogia sia giapponese?
Sempre più l’Italia, in questi ultimi anni, si sta lasciando conquistare dal fascino dell’Oriente. Tra manga, anime, film e libri la cultura giapponese, e non solo, sta guadagnando uno spazio sempre più grande nel panorama italiano, ricevendo molti apprezzamenti.

Quindi, cosa ha attirato molti lettori verso questi libri?

Sicuramente una trama ben delineata e originale. Una scrittura semplice e chiara, una immediata identificazione con i vari personaggi che frequentano questo particolare bar.

 

Quanti di noi sarebbero disposti alla qualsiasi cosa pur di rivedere un proprio caro che non c’è più? Anche solo per pochi minuti, aver la possibilità di potergli parlare, sorridere, chiedergli perdono o ringraziarlo.

E se scoprissimo che è possibile farlo, ci vorremmo provare?

Trama

A Tokyo esiste una caffetteria molto particolare. Pare che se ci si siede su una determinata sedia, sia possibile viaggiare nel tempo e poter comunicare con il nostro caro defunto per il tempo di un caffè caldo. Ma niente è così semplice come appare, bisogna prima seguire precise e inviolabili regole o si rischia di non poter più tornare indietro.

Kawaguchi ha revisionato il concetto del viaggio del tempo dandogli una connotazione originale, ponendo al centro i sentimenti che scaturiscono dalle persone, se solo potessero ripercorrere certi momenti della propria vita. Quello che rende così speciale questa trilogia infatti è l’umanità che si respira tra le sue pagine. L’empatia profonda che si crea tra il lettore e la clientela e il personale della caffetteria. Uomini e donne che cercano una seconda possibilità, il poter sistemare le cose per meglio affrontare il futuro.

Questi libri raccontano sì il rimpianto e il dolore della perdita ma anche la forza del cambiamento e della speranza di creare un futuro felice.

Considerazioni personali

Mentre li leggevo, respiravo e ritrovavo quella filosofia tipicamente asiatica – che tanto ammiro – del “ganbare” ossia “non mollare.

Maestri della sopravvivenza, i giapponesi da sempre convivono con le disgrazie e, per necessità, hanno dovuto imparare a difendersi e a non arrendersi di fronte alle avversità. E penso che il vero obiettivo di questa trilogia sia proprio questo: infondere speranza.
Come anche riporta l’autore in questo semplice eppure intenso concetto che desidero citarvi:

“se lasciamo che la morte porti infelicità, significa che le persone nascono per diventare infelici. Ma in realtà è sempre vero l’esatto opposto. La gente nasce per essere felice.”

E voi cosa ne pensate?

I tre libri della trilogia sono:


Haru

Lettrice e amante della cultura nipponica

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