Come ben sappiamo, con l’avvento della pandemia (ancora in corso) molti materiali sono difficilmente reperibili. L’estrazione e la produzione non riescono a stare al passo, così come la logistica e tutto quello che ne consegue, intaccando la catena di montaggio e comportando un’inevitabile lievitazione del prezzo su ogni fronte. Una tra le vittime maggiori è proprio la carta.
Già da un anno è visibile notare quanto la fatica della reperibilità della carta porti a rallentamenti continui e rinvii, ma negli ultimi mesi il problema è sempre più evidente.
L’editoria

Per le case editrici è un duro colpo, essendo il materiale di maggior rilevanza per esse. Non hanno abbastanza scorte per soddisfare il fabbisogno della richiesta, il trasporto rallenta e il lavoro aumenta. Se prima quattro mesi erano sufficienti per inviare la richiesta di assortimento della carta, oggi bisogna inoltrarla minimo un anno prima. Questo comporta un calcolo di un certo peso per le case editrici, proiezioni di vendita che potrebbero rivelarsi inesatte e costringere a decisioni difficoltose. Oltre al rinvio di titoli attesi, potrebbero doverne lanciare molti meno. Per i colossi dell’editoria quest’ultima operazione avrebbe un peso diverso rispetto ad una piccola o media casa editrice, che diversamente una proposta nettamente limitata risulterebbe un’azione fatale.
C’è anche un altro fattore da mettere in contro: cioè il possibile avvenimento di un caso editoriale.
Il caso editoriale consiste in un inatteso ed inaspettato successo di vendita, che porta immancabilmente ad una domanda maggiore da parte del pubblico per averne una copia. Comunemente la ristampa sarebbe un processo quasi istantaneo, un comando veloce indirizzato alle tipografie; ai giorni nostri sarebbe di difficile realizzazione se non anticipata e prevista nel tempo.
Questo, ovviamente, ha comportato un aumento sostanzioso del prezzo di copertina, al quale il lettore difficilmente può sottrarsi.
Le Tipografie
Con la mancanza di una costante fornitura di carta, le tipografie si ritrovano con sempre più lavoro che non riescono a smaltire. La richiesta aumenta, la pressione anche e la lista d’attesa si allunga, mettendo in coda le varie case editrici. Rischio che porta ad un blocco totale dei titoli annunciati e che non posso essere messi in vendita, slittando e non portando guadagno.
Cambiare tipografia a cui si è affiliati non è una soluzione. Ricomincerebbe il tempo di attesa e il costo di produzione (legato anche al passaggio e alla richiesta di un’attenzione in più) aumenterebbe così tanto da non portare alcun profitto alla casa editrice in questione, andando in perdita.
Le Variant Edition

La variant edition è un fenomeno legato per lo più al mondo dei fumetti (comics e manga) e consiste in una copertina alternativa rispetto alla regular per lo stesso volume o albo. Dello stesso volume, quindi, esistono due o più versioni con copertine differenti, materiale indirizzato al collezionista. Difficilmente il lettore occasionale, o chi si limita a collezionare la versione base, punterà ad una variant. È molto più prevedibile che scelga una sola versione, a differenza del collezionista che acquisterà ogni varietà disponibile sul mercato.
Sfruttando la particolarità del produrre questo tipo di albo speciale, l’aumento esponenziale delle vendite è garantito. Quindi, si potrebbero considerare una metodologia che permetta di avere soldi facili da parte delle case editrici. Di fatti lo è, ma con uno scopo ben preciso.

Si può notare che nell’ultimo anno la produzione di variant è aumenta in modo quasi imbarazzante. Esiste una versione alternativa per quasi ogni titolo che fa gola al grande pubblico, esagerando talmente tanto da non limitarsi soltanto a due proposte, ma anche a tre o quattro. Subentra anche la difficoltà dell’esclusiva. La variant principale potrebbe essere vendibile solo nelle fumetterie, alcune versioni soltanto sul sito della casa editrice di produzione e altre su ulteriori portali di vendita, come Amazon.
Perché questo uso non moderato delle variant? Perché permette alle case editrici di poter ottenere un guadagno più veloce ed immediato, fornendogli la possibilità di utilizzare il ricavato per acquistare la materia prima per serie indirizzate ad un pubblico più di nicchia, che vede il continuo slittamento delle loro collezioni preferite e attese a favore di collezioni più popolari.
Purtroppo questo processo svaluta molto la peculiarità dell’esistenza del fenomeno della variant, che consisteva proprio in un caso particolare ed eccezionale, quasi unico per la singola serializzazione di un titolo.
A quale lettore si rivolgono

Non è mai stato un mistero che il vero obiettivo dell’editoria specializzata in libri è di far breccia nel lettore occasionale. Quello che, solitamente, legge un solo libro all’anno o, purtroppo, nessuno; è quasi una missione. Questa missione, inevitabilmente, si sta un po’ perdendo; i prezzi di copertina salgono di anno in anno e la sfarzosità delle edizioni si fa sempre più grande, instaurando quasi un muro. Più l’edizione del singolo volume è dettagliata, accurata, ricca di particolarità, colori e piccole chicche, più il valore di mercato aumenta. Si crea una scissione tra il collezionista a ricerca dell’estetica, e il lettore modesto che predilige una versione tascabile e prettamente più economica. Il collezionista comprerà sempre, il lettore modesto meno.
A quel punto, qual è la soluzione del lettore modesto? Gli e-book sarebbero un ottimo ripiego, sia per il risparmio economico sia di spazio fisico, ma il tranello è sempre dietro l’angolo. Con la diffusione del formato digitale, il prezzo d’acquisto è anch’esso aumentato e spesso, a seconda dell’importanza dell’autore o del titolo del libro scelto, il risparmio è quasi irrisorio, sottraendo quasi la possibilità di scelta e la convenienza.
Gli altri settori
Il problema della reperibilità della carta non è un argomento che tocca esclusivamente le case editrici.
Anche altri settori che si avvalgono di essa ne soffrono, ad esempio la mancanza di materie prime per il confezionamento di un qualsiasi prodotto impedisce la creazione di packaging, imballaggi per l’e-commerce o per usi igienico-sanitari.
La domanda in continuo aumento per le confezioni in cartone è data anche dalla nuova propensione di ridurre l’uso della plastica. Adesso appare come una strada estremamente difficoltosa.




Ho talmente pensato alle case editrice con la crisi della carta che effettivamente c’è da considerare anche l’ultima cosa che hai detto: il tentativo di ridurre la plastica che diventa piú difficoltoso. Ottimo spunto di riflessione!
Eh, mi chiedo se continueranno a ridurre la plastica utilizzando la carta o se le aziende ci metteranno una pietra sopra per un po’. Purtroppo è una situazione molto grigia.
È davvero un problema questo delle materie prime vanno trovate soluzioni…
Purtroppo lo è davvero. Per ora le soluzioni comportano solo un innalzamento di prezzo, chissà se li abbasseranno mai.
È assurdo come si parli talmente tanto del problema plastica, che è bello grosso, ma che non si pensi mai a quanto la carta ne stia risentendo a causa di queste sostituzioni. La poca reperibilità ormai è evidente, le difficoltà anche, eppure trovo assurdo creare delle variant in numeri eccessivi solo per guadagnare, così davvero riducono il valore che avrebbe un albo diverso dagli altri.
Più che la carta in sè, in questo caso è da capire se i vari produttori vogliano investire maggior capitale per pakaging in carta che in quelli di plastica, perché è sempre un discorso di innalzamento di costi.
Per le variant spero si diano una calmata, perché esagerano sempre di più.
Un enorme problema…