Premessa: questo articolo non ha basi scientifiche approvate dalla medicina occidentale ma puramente empiriche e tradizionali orientali.
La Moxa o Moxibustione è un’antica pratica appartenente alla medicina tradizionale cinese.
Si tratta di una attività non invasiva ed esterna. Grazie ad un bastoncino incandescente di artemisia (Artemisia Vulgaris) compressa, che rilascia molto calore (e spesso molto fumo) ci si pone in prossimità di alcuni punti del corpo specifici e ciò sembra essere in grado di curare svariati malesseri.
Sebbene priva di fondamento scientifico, l’esperienza positiva della sua applicazione riportata nei secoli attribuisce del valore a questa pratica.
Spesso la moxibustione è associata all’agopuntura, la quale agisce sugli stessi punti in cui si applica la moxa, i così detti meridiani. Nella teoria della medicina tradizionale cinese, ad ogni meridiano corrisponde un organo e/o una disfunzione corporea.
Cosa serve
- Sigaro di artemisia, che potete trovare in erboristeria, in farmacia su richiesta oppure su internet.
- Un buon libro sulla moxibustione, che vi indichi quali sono i punti da trattare per il relativo malessere.
In alternativa, su internet potete trovare molti video al riguardo, ma fate sempre attenzione a come selezionate le notizie.
Come si usa
La pratica avviene accendendo un’estremità del sigaro di artemisia. Dopodiché lo si può impiegare in tre modi:
- Avvicinandolo al meridiano corrispondete alla vostra esigenza, mantenendo una distanza di 2-3 cm dalla cute se rimarrete fermi nella stessa posizione;
- Avvicinando il sigaro di 1-2 cm alla cute se produrrete dei movimenti circolari attorno al punto prescelto;
- A becco d’uccello, ovvero avvicinandolo e allontanandolo continuamente dal punto prescelto.
Poiché sarebbe più adeguato fosse un processo rilassante, è sempre meglio non fare un auto-trattamento. Istruite qualcuno di cui vi fidate, o affidatevi ad un esperto che possa farlo al posto vostro.
In questo modo sarete liberi di rilassarvi e lasciare che il calore agisca indisturbato sul vostro corpo.
Se nessuno può esservi d’aiuto e riuscite ad arrivare comodamente al punto necessario, non c’è alcuna controindicazione per l’auto-trattamento; risulterà solamente un po’ meno distensivo.
La pratica dura tra i 10 e i 20 minuti, dipende da quali punti si vanno a trattare.
La persona trattata è colei che dirige il processo, soprattutto per quel che riguarda l’intensità del calore percepita. Dovrà indicare all’operatore quando sente diventare il calore troppo intenso, prima che questo si trasformi in ustione.
Accendete un po’ di musica rilassante, abbassate le luci e lasciate che il calore vi entri dentro.
Esempio di Moxa per il rivolgimento del bambino podalico
Molte donne desiderano partorire in maniera naturale. Tuttavia, a volte il bambino sembra non volersi posizionare nella maniera adeguata per venire al mondo.
Applicare la moxibustione per tentare il rivolgimento del bambino podalico è assolutamente non invasivo.
Il risultato non è garantito, dipende da tanti fattori, come ad esempio la settimana di gestazione in cui il bambino si trova.
Considerato questo, si può dire che la moxibustione rientri tra le tecniche dolci per invitarlo a mettersi nella corretta posizione in vista del parto, se i genitori desiderano eseguire un parto naturale.
È consigliabile iniziare il trattamento attorno alla 32esima settimana per avere maggior successo di riuscita, ma nulla vieta di provarci anche più tardi. Anzi, alcuni consigliano di continuare a periodi alterni fino al momento dell’insorgere del travaglio.
Il ciclo di trattamento varia tra i 7 e i 10 giorni di seguito, con un’applicazione al giorno.
Come si esegue
La donna si sdraia supina con le gambe più alte del bacino. L’utilizzo di alcuni cuscini posti sotto le gambe e il bacino è sufficiente. Può assumere una posizione lineare oppure piegare leggermente le gambe di lato; la cosa importante è che sia comoda per tutta la durata del trattamento.
Un’accortezza in più è quella di non avere elastici o indumenti troppo aderenti attorno alla pancia.
Mentre le viene eseguito il trattamento, la donna può chiudere gli occhi o massaggiarsi dolcemente il ventre.
Chi esegue il trattamento, si porrà seduto vicino ai piedi della donna.
Un suggerimento: spiegate al padre del bambino come eseguire il processo. Può essere un bel modo per coinvolgerlo attivamente nella gravidanza, e creare ancor più legame tra voi due e il vostro bambino.
Cosa succede nella pratica?
L’operatore accende il bastoncino di artemisia. Quando inizia la combustione, avvicina il bastoncino al quinto dito del piede, il mellino, verso il lato esterno sull’angolo ungueale. Punto di agopuntura VU 67.
La distanza da mantenere dalla cute è di 2-3cm, ma può variare in base alla modalità scelta (vedi sopra).
La più indicata, in questo caso, sembra essere quella a becco d’uccello.
Man mano che i minuti passano, il calore si farà più intenso ed è il caso di allontanarsi gradualmente per evitare di ustionare la pelle. In tutto questo, la donna dovrà e potrà dare indicazioni se il calore le crea disagio o se, al contrario, non lo percepisce, in modo da rendere il trattamento personale e adeguato a lei.
La sensazione dev’essere piacevole e mai di malessere. Sopportare un eccessivo calore non porterà a nessun maggior beneficio; al contrario potrebbe rendere il trattamento meno efficacie poiché non sarà rilassata.
Il calore rilasciato dal sigaro di artemisia sul punto VU 67, stimolerà le contrazioni uterine, senza provocare danni o rotture prematura delle membrane, invitando il feto a fare una capriola e posizionarsi correttamente. Le contrazioni potranno essere leggermente fastidiose, ma mai dolorose da indicare l’inizio del travaglio.
Il trattamento sembra avere successo nel 70-80% dei casi. Tentar non nuoce, sempre senza accanimento e tenendo presente che l’importante alla fine sarà avere tra le braccia il proprio bambino.
Interessante
Molto interessante non ne ero a conoscenza!
Una tecnica molto valida, anche per tante altre situazioni
Interessantissimo grazie 👍