OpinioniWeb e Tecnologia

Il mondo virtuale: uno strumento da maneggiare con cautela

I progressi tecnologici creano delle opportunità, ma i rischi sono dietro l'angolo.

L’epoca digitale e virtuale offre tante opportunità, ma bisogna stare attenti a non cadere nelle sue insidie. Ognuno di noi ha un computer o uno smartphone, quindi si confronta quotidianamente con diversi servizi legati alle moderne tecnologie. Sappiamo benissimo quanto un piccolo device possa mettere il mondo nelle nostre tasche. L’importante è avere la consapevolezza che in quel mondo c’è pure della spazzatura, dove possiamo finire anche noi.

Senza dimenticare gli altri rischi, sui quali spesso sorvoliamo o dei quali non abbiamo contezza, forse perché in una società che corre non si ha il tempo o la voglia di guardare oltre la punta del naso. Ci si ferma, quindi, alla dimensione superficiale delle cose e al vantaggio immediato che se ne può trarre.

Qualcuno specula su queste nostre disattenzioni, magari manipolando i nostri pensieri e le nostre abitudini. Così, i nostri processi decisionali, che riteniamo liberi, in realtà sono il frutto di un condizionamento sottile, del quale non ci accorgiamo o fingiamo di non accorgerci.

Aprire un po’ più gli occhi, per allargare il campo visivo, non sarebbe una cattiva abitudine. Lo dobbiamo a noi stessi e a chi verrà dopo di noi. Per continuare a vivere in una dimensione umana, con la tecnologia al nostro servizio, non con le persone al servizio delle sue trovate.

Qui vogliamo spingere alla riflessione, partendo da poche situazioni di vita quotidiana, sufficienti a dare una rappresentazione dei rischi connessi alle abbuffate digitali. Come accade in una sana dieta alimentare, anche nell’universo tecnologico bisogna saper bilanciare i diversi ingredienti, perché gli eccessi fanno male. Alcuni esempi, apparentemente banali, possono aiutarci a inquadrare meglio la situazione.

E-commerce: vantaggi e svantaggi

 

virtuale ecommerce

Una grande opportunità offerta da internet è quella del commercio elettronico, un settore che ha creato grandi business e altrettanti problemi. La possibilità di mettere in rete i prodotti del proprio catalogo può consentire anche a una piccola realtà artigianale di un paese sperduto di trovare bacini di sbocco su scala planetaria.

Con questo canale, tanti operatori periferici sono cresciuti ed hanno guadagnato delle dimensioni aziendali molto grandi. Diversi i vantaggi anche per i clienti che, comodamente seduti in poltrona, possono ordinare tutto a distanza. I benefici, spesso, sono significativi sul prezzo d’acquisto, per il salto dei livelli intermedi della rete commerciale.

I flussi sempre più grandi di clienti registrati dai colossi del settore stanno però creando dei monopoli di fatto. Questi non sono mai una buona cosa, anche se piacciono ai mercati finanziari. Il rischio è che, dopo il vantaggio iniziale, nel medio o lungo termine i consumatori possano pagare dazio a simili posizioni di forza, non avendo più alternative.

Quando sul mercato c’è una miriade di operatori, la possibilità che nascano dei cartelli diventa remota, perché comunque esiste una contrapposizione di interessi. Una concorrenza che crea delle strategie commerciali votate alla competitività. Con pochi gruppi che incubano tutto è ancora così? Qualche dubbio viene.

Guardando al naso, quindi, si punterebbe tutto sul vantaggio economico immediato offerto oggi dai grandi colossi del settore. Lanciando però lo sguardo verso un orizzonte temporale lontano, resta questa la soluzione più vantaggiosa? A voi la risposta.

Nel valutare lo scenario bisogna tener conto anche della desertificazione di ampi settori legati alla distribuzione e al commercio classico, con relative perdite di posti di lavoro e connesso aumento dei costi sociali. Anche il gettito per l’erario si riduce. Le conseguenze sono facili da immaginare. I nuovi posti di lavoro recuperati nella logistica non bastano certo a compensare i buchi.

Per gli operatori economici incubati nella rete, poi, c’è il rischio che un capriccio di chi gestisce i colossi possa farli letteralmente evaporare, senza nessuna alternativa. Importante considerare anche la riduzione delle relazioni reali che si ha comprando tutto sul web. Una cosa da mettere nel passivo del bilancio, perché non si vive di solo denaro.

La chiusura di tanti negozi al dettaglio, soffocati dalla morsa del commercio elettronico, svuota di luci e di vita i centri storici delle nostre città. Riduce inoltre il valore degli immobili, abbassa il livello degli affitti, incrementa i costi per salvaguardare la sicurezza pubblica. In assenza di luci e vetrine, infatti, crescono i rischi di essere derubati per strada. Il colpo d’occhio, poi, si impoverisce.

Avete provato ad immaginare per un attimo la vostra città totalmente priva di negozi e solo con qualche street food a destra e a manca? Non penso che sia una buona visione. Quindi, per trarre le conclusioni relative a questo ambito, il commercio elettronico è una cosa molto bella, ma va maneggiato con cura, riflettendoci sopra. Va bene farvi ricorso, ma forse abbandonarsi totalmente a questa formula non è la cosa più premiante in prospettiva.

Universo virtuale, rischi reali

 

Oggi, molto spesso, ci si concede delle immersioni in un mondo diverso da quello reale, fatto di relazioni vere, di esperienze fisiche ma anche di profumi, di odori, di atmosfere umane. I social più popolari hanno allargato il nostro circuito di conoscenze, ma spesso si tratta di rapporti finti.

Si nota una certa tendenza a rifugiarsi in questi network, dove confezionarsi una vita virtuale ideale. Qui, spesso, si cerca di vendere un’immagine diversa, di esprimere una grinta maggiore, di guadagnare un certo livello di popolarità, per sentirsi dei Vip, anche a costo di rinunciare del tutto alla propria privacy. L’importante è mettersi in vetrina.

Alcuni non lo fanno e sembrano delle presenze invisibili, ma sono delle sentinelle, che spiano ogni comportamento degli altri. Non mettono mai un like, ma sanno tutto di quello che fanno i loro amici e conoscenti. Tanti rapporti si sono spenti a causa del gossip scatenato da simili azioni.

La tendenza alla “virtualizzazione” sta crescendo, con nuove formule in fase di studio, per legare sempre di più la gente a questi processi di dipendenza. Da un lato, il mondo digitale consente di aprire nuovi canali, anche di promozione della propria arte e dei propri business, incrementando la catena delle relazioni. Dall’altro pone delle questioni psicologiche e sociologiche non secondarie. Queste sono note a tutti, quindi non è il caso di approfondire la tematica.

L’importante è saper scindere le cose e non confondere la vita reale con quella virtuale, che pure occupa una parte rilevante della prima. Oggi il rischio è che le cose si invertano, con implicazioni nuove e non certo positive. Bisognerebbe educare la gente all’uso sano della tecnologia, per trarne i vantaggi senza patirne le perdite. Faccio un esempio: si sta radicando l’esplorazione in remoto di luoghi e musei. Va benissimo per generare curiosità e desiderio di immersione nei corrispondenti universi reali. Non è una cosa bella se si sostituisce la visita in carne ed ossa ad una dietro il monitor di un computer o di uno smartphone.

Pensiamo a quante emozioni perderemmo guardando la Gioconda in forma virtuale sul notebook, piuttosto che al Louvre. Pensiamo a quanti rapporti umani, a quante atmosfere, a quante esperienze collaterali rinunceremmo: una serata romantica sotto la Tour Eiffel, una cena in un ristorante con vista su Notre-Dame, una bella passeggiata lungo l’Avenue des Champs-Élysées. Riflettiamo su quanti posti di lavoro si perderebbero nelle località che vivono di turismo.

La ricchezza che ci consegna un viaggio reale non potrà mai essere pareggiata da un’esperienza digitale, per quanto sofisticata e immersiva. Ho fatto riferimento al turismo, ma ognuno potrà allargare il campo a tutti gli altri ambiti, per degli approfondimenti, che daranno lo stesso responso. La conclusione? Sì al virtuale, ma con prudenza e nell’ambito di ciò che torna utile, anche in termini ludici, evitando gli eccessi.


Related Articles

One Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button