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Il “Musicarello” – Il genere cinematografico che lanciò innumerevoli cantanti

Genere di grande successo del cinema italiano, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il Musicarello ha contribuito a lanciare molti cantanti, destinati a ottenere un grande riscontro da parte del pubblico.

Questo genere cinematografico nostrano prende le mosse negli ambienti romani e napoletani degli anni Cinquanta. Si pose come un prodotto destinato alla ristretta cerchia degli appassionati di musica melodica, al punto che – per questi primi anni – si tende a parlare di musicarello melodico.

Principali interpreti del genere sono, in questa fase iniziale, artisti del calibro di Claudio Villa e Luciano Tajoli, esponenti della musica popolare, siano essi gli stornelli romani o le canzoni melodiche partenopee.

Il genere si evolve

In concomitanza con il boom economico (all’incirca agli inizi degli anni Sessanta) il genere – che ha ormai ottenuto un ampio seguito di pubblico – si evolve, acquisendo caratteristiche proprie rispetto a quelle delle origini.

Tra il 1960 e il 1970, infatti, il musicarello comincia a rivolgersi a un pubblico più giovane, con l’intento di “pubblicizzare” un cantante famoso in occasione del lancio di un suo nuovo disco.
Capofila di questo nuovo corso del genere è il film diretto nel 1959 da Lucio Fulci I ragazzi del juke-box, che riprende nel titolo una canzone di Adriano Celentano. Segue poi Urlatori alla sbarra (1960), in cui si evidenzia bene lo stacco generazionale tra figli – appassionati degli urlatori – e i genitori, ancora legati al “bel canto melodico”.

In questi anni sono molti i musicarelli prodotti che finiscono con l’inondare il mercato cinematografico italiano. Nel 1964 esce Una lacrima sul viso, che vede protagonista un giovane Bobby Solo.

Bobby Solo in un fotogramma di “Una lacrima sul viso” (1964) 

Nello stesso anno è la volta di Gianni Morandi, interprete di In ginocchio da te.
Come si può evincere dai titoli, i film hanno il compito di promuovere le canzoni dei cantanti protagonisti, in uscita in contemporanea con il film. Ed è così che nel 1969 arriva nelle sale Lisa dagli occhi blu, la cui trama riprende passo passo le vicende cantate da Mario Tessuto nell’omonima canzone.

La seconda metà degli anni Sessanta vede un’invasione di musicarelli con trame ancora più “audaci”, dove a prevalere è un clima di spensieratezza, di amori felici e voglia di emanciparsi dal giogo dei genitori, in “ossequio” al clima sessantottino prossimo a venire.

Dal successo al declino di un genere

Sono molti gli artisti che devono – almeno nella propria fase iniziale – buona parte del loro successo al musicarello. Solo per citarne alcuni, tra gli artisti emergenti che vi presero parte, ricordiamo: Rita Pavone, Little Tony, Mal, Al Bano, Mina, Caterina Caselli, Adriano Celentano e Orietta Berti.

Little Tony, protagonista di diversi musicarelli (fonte: ilcinemaitaliano.com)

La fine degli anni Sessanta, tuttavia, coincide con l’inizio del declino del genere, che vede esaurirsi la fonte creativa del musicarello.  Nei decenni successivi, comunque, prova a “riciclarsi”, ma senza grande successo.

Negli anni Ottanta, ad esempio, Nino D’Angelo è protagonista di diverse pellicole ascrivibili a una specie di musicarello neomelodico. Tentativi isolati si hanno, poi, con pellicole come Figlio delle stelle (1979) diretto da un giovane Carlo Vanzina, con protagonista il cantante Alan Sorrenti o, in tempi più recenti, Jolly Blu (1998) con Max Pezzali ma ormai siamo “fuori tempo massimo”: l’età del musicarello appare superata da un bel pezzo.


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